domenica 9 ottobre 2011

Tutti invitati!

                                                    M. Chagall, Le nozze,1910

Is 25,6-10a
Mt 22,1-14

Da cinque domeniche la Parola di Dio sta gridando di amore e di dolore.
Però... Gesù - Parola di Dio fatta carne - sta gridando attraverso le parabole. Così possiamo sentire senza ascoltare, guardare senza vedere; possiamo scegliere di comprendere o non comprendere, accogliere o restare incuranti, lasciarci amare, rispondere all'amore o chiudere la porta e dedicarci a qualcosa di più interessante...!!!!!!
Quel Dio che grida l'amore sceglie di farlo "in parabole": il modo più semplice e profondo, più chiaro e nascosto, più umano e più divino; il modo che lascia noi più liberi e rende lui più vulnerabile. Fino alla fine Dio continuerà a soffrire e gridare l'amore, nella speranza che qualcuno lo accolga. Perché fin dal principio il suo progetto è condurci a nozze, vestirci dell'abito nuziale, cioè darci la sua stessa vita.

Nella liturgia di oggi, il profeta Isaia annuncia un banchetto succulento, dove scorre vino delle migliori qualità: a cui tutti sono invitati!
E anche Gesù narra di un banchetto, non più annunciato - come in Isaia - ma ormai in corso: anche a questo banchetto - rifiutato dai primi invitati - tutti sono invitati, senza nessuna distinzione, senza diritti e senza titoli di merito!
Ma quando mai!

E' incantevole come la Parola di Dio parli un linguaggio così radicalmente umano: cosa c'è di più umano e di più materiale di un banchetto di nozze? Davvero poco spirituale questo Dio! Eh... sì, perché il Dio in cui diciamo di credere - lo dimentichiamo molto facilmente - si è fatto carne, cioè si è vestito del nostro abito, per condurre la nostra carne a vivere nell'eternità, offrendoci cioè il suo abito divino. Sì, ha dato una grande festa di nozze dal giorno in cui queste nozze hanno cominciato a consumarsi nel ventre di una donna di Nazaret. Davvero poco spirituale! Se per spirituale intendiamo evanescente, nebuloso, disincarnato... dell'altro mondo, come ci immaginiamo che sia dio. Ingannandoci.
Solo nell'umanità, nella carne di Gesù di Nazaret noi possiamo incontrare e riconoscere Dio e credere in Lui, cioè accogliere il suo invito a nozze e lasciarci vestire del suo amore: è Gesù stesso il nostro abito nuziale! Lui, lo sposo.
Nessuno di noi può procurarsi da solo questo abito: possiamo solo riceverlo e indossarlo. Quell'abito chiede di diventare la nostra stessa carne, perché così si compiono le nozze e la nostra stessa carne può diventare annuncio e testimonianza di un  amore così carico di vita!

                        Cristo sposo con Maria-Chiesa sposa, mosaico, S. Maria in Trastevere, Roma


Però quello che Gesù dice in questa parabola è anche così "poco umano"! Quando mai ai banchetti che organizziamo noi sono invitati tutti! Non c'è niente di più selettivo dei nostri banchetti: si tratti delle nostre feste familiari, o dei "banchetti" del potere, della politica, dell'economia, delle risorse naturali, del lavoro, dell'istruzione, della cultura, dell'educazione, dell'inserimento sociale.... Quanti restano fuori per mancanza di "requisiti giusti e spinte giuste"! Ecco la grande forza della speranza offerta dal Vangelo: al banchetto di Dio TUTTI SONO INVITATI! E questo è davvero "spirituale", davvero divino.

Certamente... per indossare un abito è necessario spogliarsi di un altro. E' ciò che Gesù ha fatto, come ci ricorda S. Paolo:



Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l'essere come Dio,
ma svuotò se stesso
          assumendo una condizione di servo,
          diventando simile agli uomini.
          Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
          umiliò se stesso
         facendosi obbediente fino alla morte
         e a una morte di croce.
  (Fil 2,5-8)
E è proprio qui che nasce qualche problema: siamo anche disposti  ad accogliere l'invito di Dio; in fondo possiamo sempre aver bisogno di uno come lui!  Ma spogliarci di convinzioni, interessi, pregiudizi, orgoglio, egoismi, maschere, schiavitù idolatriche di vario tipo.... (non si finisce mai di spogliarsi!) per vestirsi di lui...
A pensarci bene, se noi ci stiamo, solo lui è capace di spogliarci per poi rivestirci. E non è una tantum.



"Ma Dio non è quello che, alla fine, lo sa come siamo fatti e accetta tutto?"
Uno così non è capace di amare e non è il Dio di Gesù Cristo, quello del Vangelo. Uno imperturbabile davanti al rifiuto dell'amore nuziale è solo la deformazione dell'uomo e di Dio inventata dal nostro peccato. Un Dio imperturbabile davanti al rifiuto del suo amore nuziale non potrebbe dare alcuna gioia e alcuna speranza: sarebbe per sempre confermato il banchetto succulento e truculento dei potenti e l'invidia rassegnata o violenta dei deboli.

E allora a che servirebbe chiamarci cristiani? Perché sprecare tanti segni di croce?
Il grido di Gesù vuole salvarci dalle tenebre, dal pianto e dallo stridore di denti.

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