domenica 2 febbraio 2014

L'attesa: collirio prodigioso

GIOTTO, Presentazione di Gesù al tempio, Assisi, Basilica inferiore di San Francesco


Presentazione di Gesù al tempio

Mal 3,1-4
Sal 23
Eb 2,14-18
Lc 2,22-40


La nostra vita è condotta, sospinta, motivata, in massima parte, dal desiderio e dall'attesa che il desiderio si compia. E' la speranza che dà senso alla vita. Ed è l'attesa che rende lo sguardo penetrante, luminoso, capace di vedere e riconoscere la realtà.
Di solito, i desideri e l'attesa sono tipici dell'età giovanile.
Poi, purtroppo, il peso della vita, delle fatiche, delle disillusioni - perché spesso si desiderano cose irreali, incapaci di colmare il cuore -, addirittura il realizzarsi di desideri di piccolo cabotaggio, di basso calibro, riducono la capacità di desiderare in grande, il coraggio di sognare i sogni di Dio e la prospettiva di vita si riduce, l'attesa lascia il posto alla nostalgia, la vista si affievolisce e lo sguardo si rivolge sempre più al passato - che chissà perché si colora di bellezza - e diventa incapace di guardare avanti, verso un futuro che si può percepire come impossibile e di cui si può anche avere paura. Di solito questo accade ai vecchi, a coloro che sonno afflitti dalla vecchiaia del cuore.

La festa di oggi è la festa di un'attesa compiuta per due vecchi: i loro occhi si sono purificati con il collirio del desiderio e dell'attesa, il loro cuore è stato infuocato dalla speranza, i loro passi sono stati condotti dalle ali dello Spirito di Amore. E hanno visto ciò che nessun altro ha saputo vedere, dei tanti presenti nel tempio, a parte i genitori giovani del Bambino: anche nel loro cuore arde l'attesa che si compia la Parola che misteriosamente li ha raggiunti.
E' la festa della Luce: lo testimoniano due vecchi dagli occhi straordinariamente, misteriosamente, prodigiosamente capaci di vedere.

Due genitori portano il primogenito al tempio per offrirlo al Signore, creatore e amante di ogni vita, e riaverlo da Lui in custodia. Un rito che si ripete continuamente nel tempio. E i bambini di quaranta giorni di vita sono tutti uguali! E gli occhi dei genitori di un primogenito brillano tutti allo stesso modo, le labbra di tutti loro vibrano della stessa commozione!

Simeone e Anna, due anziani che hanno trascorso i loro lunghi anni certamente nel lavoro, ma di più nell'ascolto della Parola e nell'attesa ardente del suo compiersi in una carne umana, hanno alimentato la loro vita gustando i sogni di Dio. Sono il piccolo resto di Israele, quello che è stato capace, nello scorrere dei secoli, di rimanere giovane, di non perdere la speranza: la Parola di Dio è come la pioggia  e la neve, non torna indietro senza aver fecondato la terra.
Una giovane terra - il seno di una vergine - è stata fecondata da quella Parola eterna e sempre sorprendente. Anche i genitori del Bambino appartengono a quel piccolo resto che sa credere e sperare nell'Amore.

In questa festa della Luce, luminoso e illuminante è questo incontro: due anziani ricevono da due giovani Colui che è il compimento delle attese dell'antico Israele e lo rende nuovo. L'unico Israele di Dio, antico e nuovo, è intorno a quel Bambino che è il Cuore, il Centro, il Culmine e l'Inizio sempre nuovo della storia d'amore di Dio per l'umanità sua sposa.
E' lui la Luce che apre e guida il cammino, che rende possibile la speranza. E' lui lo Sposo che colma l'attesa della sposa e la rende feconda, che rinnova come  aquila la sua giovinezza.

E' la festa della Vita, che entrando nella nostra carne umana la rende Tempio di Dio, che è Vita. 
Oggi, prima domenica di febbraio, è la XXXVI giornata nazionale per la vita: generare la vita è GENERARE FUTURO