sabato 30 marzo 2013

Un'alba nuova

Marko Rupnik, Risurrezione


Dove la delusione è curata dalla speranza
e l'angoscia dalla fiducia,
dove l'abbandono è sconfitto da un incontro
e la solitudine dalla compagnia,
dove la menzogna è oscurata dalla verità
e la superbia dall'umiltà,
dove la stoltezza è vinta dalla sapienza
e l'indifferenza dalla responsabilità,
dove la tristezza è vinta dalla gioia
e la rabbia dalla pace,
dove il dubbio è sollecitato dall'attesa
e la disperazione dissetata dalla fede,
dove il dolore è lenito dalla solidarietà
e fecondato dal dono di sé,
dove il potere è convertito in servizio
e la violenza in tenerezza,
dove l'odio è vinto dall'amore
e la vendetta dal perdono,
dove la morte è sconfitta dalla vita,
qualcuno ha accettato di vivere un incontro,
ha accolto anche inconsapevolmente
lo Sconosciuto Pellegrino,
e riconosciuto, nello spezzare il Pane,
il Crocifisso Risorto,
Cristo nostra speranza.


Caravaggio, Cena di Emmaus

Auguri
di una SANTA PASQUA di RISURREZIONE!

giovedì 14 marzo 2013

Francesco


Mercoledì 13 marzo 2012, alle 18,30 sono a Messa e penso che proprio in questi momenti potrebbe esserci la fumata bianca. All'offertorio offro con il pane  e il vino la vita della Chiesa, la responsabilità dei cardinali, il desiderio dei cristiani che il nuovo Papa sia secondo il cuore di Dio. Alla comunione invoco la benedizione del Signore sulla chiesa che sta scegliendo e attendendo il nuovo Pastore. Mi vengono in mente alcuni nomi di cardinali di cui si parlava nei giorni scorsi. Mi ha particolarmente affascinato l'Arcivescovo di Boston, O'Malley, cappuccino, che ha risollevato le sorti di una Diocesi ferita dagli scandali e dalla reticenza a riconoscerli e a combatterli. Leggevo che ha venduto l'episcopio per risarcire le vittime della pedofilia, che è un uomo a cui vengono affidate le situazioni più gravi, che è vicino alla gente e veste sempre il suo saio francescano. Penso, pregando: se fosse lui il nuovo papa come potrebbe chiamarsi? ...Francesco... Sarebbe Francesco primo... Mai nessun papa si è chiamato Francesco... Un segnale di novità evangelica....
Termina la celebrazione poco dopo le 19. Mentre esco dalla chiesa sta entrando p. Dino: E' bianca! E' bianca! Esco di corsa per andare davanti alla TV e sento che inizia il suono festoso delle campane.
Il mio orologio segna circa le 20,15 quando, tra le acclamazioni della piazza S. Pietro, si apre la grande finestra della loggia centrale della Basilica Vaticana.

Annuntio vobis gaudium magnum;
habemus Papam:
Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,
Dominum Georgium Marium
Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio
qui sibi nomen imposuit Franciscum

Non so chi sia questo Bergoglio... ma quel nome Francesco... sì, quello lo so chi è! E mi lascia senza fiato. Se non è il cappuccino, perché questo nome?
Bergoglio... sì l'Arcivescovo di Buenos Aires: ne ho sentito parlare nei giorni scorsi; è quello che dicono sia molto vicino ai poveri, quello che gira con i mezzi pubblici.
Dopo l'annuncio passano alcuni minuti, il tempo di avere un po' di notizie, su questo eletto, da parte dei giornalisti. E' un gesuita, il primo gesuita papa. Novità. E ha scelto il nome di Francesco. Novità. Come mai, se è un gesuita? Non Francesco Saverio, gesuita compagno di S. Ignazio e patrono delle missioni. Ma Francesco. Perché?
Ed ecco il nuovo papa si affaccia alla loggia: la piazza impazzisce. Siamo commossi e col fiato sospeso in attesa di scoprire il dono fattoci dai cardinali... e dallo Spirito Santo!
Sembra che non respiri: una statua bianca che saluta solo con la mano. Il viso non tradisce espressione, gli occhi fissi sulla piazza, che acclama: Papa Francesco! Papa Francesco! Lunghi istanti di silenzio dell'uomo bianco; silenzio pieno del grido della folla.
Il microfono si avvicina...
Fratelli e sorelle, buonasera!

Sorprendente! La prima parola del papa è un semplice buonasera.
Com'è vicino, com'è semplice Francesco!
Con un solenne "Sia lodato Gesù Cristo!" aveva esordito Giovanni Paolo II, il primo papa dell'epoca moderna che abbia rivolto un saluto alla folla al momento dell'annuncio della sua elezione. Nessuno lo aveva fatto prima e ci sorprese questo "Vescovo di Roma.... chiamato da un paese lontano....Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corrigerete" E così fu promosso italiano, romano, seduta stante!

Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma - continua Francesco - Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.
[Recita del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre]
Certo, passiamo di novità in novità. Non avevamo mai visto un papa dimissionario, ritirato in preghiera, mentre i cardinali stanno scegliendo il suo successore. E ora l'eletto, nuovo Vescovo di Roma, prega per il Vescovo emerito. E prega in italiano.
Il tempo dovrebbe dilatarsi per darci modo di gustare ciò che sta accadendo, ogni briciola di novità che ci viene offerta e accorgerci che non è assoluta, ma frutto di un cammino nuovo della Chiesa iniziato cinquant'anni fa e, più o meno faticosamente o speditamente, percorso da cinque Vescovi di Roma. Poche volte come una marcia trionfale, quasi sempre come una Via Crucis, con i colori del tramonto o del meriggio, ma sempre con lo sguardo fisso a una luce, quella della Novità Eterna: la Risurrezione.
La notte è scesa da un po' su Roma e su piazza S. Pietro, quando Francesco continua il suo primo discorso come 266mo successore di Simon Pietro.
E le sue parole feriscono questa notte e, come in quella notte in cui sembrava che i sette discepoli sulla Barca di Pietro avessero faticato inutilemente sul lago di Galilea, un'alba nuova ha cominciato a sorgere all'orizzonte.
E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!
E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
Non solo sorprendente, ma incredibile, il silenzio con cui improvvisamente la folla risponde alla richiesta del suo pastore. Silenzio. Carico di stupore, commozione, fede, gratitudine.
Eccolo Francesco, il semplice, l'umile, il povero che si china a ricevere ciò che ha chiesto, perché ne ha bisogno. Il pastore, il Vescovo di Roma, inchinato davanti a Dio e al suo popolo, per essere benedetto.
Ecco perché questo nome.
E ci rendiamo conto che è semplicemente vestito di bianco, senza mozzetta rossa, e la sua croce non luccica né di oro, né di pietre preziose, una semplice croce di ferro.
Sta iniziando il cammino del Vescovo con il suo popolo, insieme come fratelli nella Mano di Dio. Fratellanza: parola antica, ma nuova, attesa sulla bocca del pastore. Parola evangelica e francescana. Parola che parla di Chiesa, famiglia di fratelli e sorelle, e di collegialità: il Vescovo di Roma, per la prima volta, si presenta accompagnato dal suo Vicario per la Diocesi. E ci tiene a presentarlo.
E dopo che il popolo ha invocato la Benedizione di Dio sul suo Vescovo, il Vescovo benedice il popolo.
Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
[Benedizione]
Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!
Laudato sii, mio Signore, per fratello Francesco, Vescovo di Roma.
Otto secoli fa, nella Chiesa di S. Damiano, ad Assisi, un giovane Francesco ascoltò una voce che proveniva dal Crocifisso dipinto: "Francesco, va' e ripara la mia Chiesa". Ed egli, per obbedire a quel comando di cui non capì la portata, vendette ciò che aveva, restituì i vestiti e il nome e la condizione sociale privilegiata che il padre gli offriva, per condividere la vita dei poveri, per annunciare il Vangelo della fraternità in Cristo, per restituire al mondo la luce della fede, della speranza, dell'amore che sgorgano dal Crocifisso. Qualche anno dopo, il papa Innocenzo III, vide in sogno il penitente di Assisi di nome Francesco che sosteneva sulle sue spalle la Basilica Lateranense, sede del Vescovo di Roma, che rischiava di crollare.
Nella quaresima 2013, il papa Benedetto, per amore di una Chiesa immersa nella lotta per la fedeltà al suo Signore e Sposo e ferita dalle sue stesse infedeltà, ha compreso, come l'antico Innocenzo, di non avere più le spalle adatte a sostenere e rinnovare la Sposa di Cristo. E in risposta a questa umiltà, un nuovo umile Francesco è stato inviato dallo Spirito.
Nella sua prima Messa da Vescovo di Roma, concelebrata con i cardinali, la prima lettura era tratta dal profeta Isaia che profetizza il cammino di tutti i popoli verso il monte del tempio del Signore; la seconda lettura tratta dalla prima lettera di Pietro parlava della pietra viva che è Cristo e di coloro che, in Lui, sono pietre vive usate per edificare un edificio spirituale; il Vangelo di Matteo annunciava la professione di fede di Simon Pietro e la conseguente risposta di Gesù: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa.
L'omelia, a braccio, a voce sommessa e con sguardo trasparente, tenuta dall'ambone, illumina inequivocabilmente la fisionomia del nuovo Vescovo di Roma.
"In queste tre Letture vedo che c'è qualcosa di comune: è il movimento. Nella prima lettura il movimento nel cammino; nella seconda settura, il movimento nell'edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento nella confessione. Camminare, edificare confessare [...]
Edificare.  Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.
Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una Ong assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: 'Chi non prega il Signore, prega il diavolo'. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo.
Camminare, edificare, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.
Questo Vangelo prosegue con una situazione speciale. Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: 'Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c'entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce'. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore.
Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.
Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso".
E' la fisionomia di Francesco. Laudato sii, mio Signore.