lunedì 24 dicembre 2012

Venite, adoriamo!


Guido Reni, Adorazione dei pastori
 
Natale del Signore
 
Is 9,1-6
Sal 95
Tt 2,11-14
Lc 2,1-14
 
Se noi siamo oppressi dal giogo delle tenebre, della paura, della tribolazione, dell'angoscia....
Se la lotta per la vita è troppo grande per la nostra fragilità....

"L'angelo disse loro: <<Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, c
he sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore>>"

"Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce... Hai moltiplicato la gioia, perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva. Perché un Bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio"

Se una fame ci scava dentro...
"Questo per voi il segno: troverete un Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia"

ANDIAMO DUNQUE A INCONTRARE QUESTO GRANDE MISTERO DELLA NASCITA DI GESU'!

domenica 23 dicembre 2012

Mistero e grandezza di donne incinte

Giotto, Visita di Maria a Elisabetta


Domenica IV di Avvento

Mi 5,1-4
Sal 79
Eb 10,5-10
Lc 1,39-45

Una donna incinta: sacramento di speranza.
Testimone della presenza creatrice e salvatrice di Dio, nel mondo.
Attesa di una donna incinta è attesa di un popolo.
Una donna incinta contiene, custodisce e alleva un progetto di vita, un progetto di Dio.
Una donna incinta rivela Dio al mondo.
L'agire di Dio creatore e padre passa attraverso un rapporto d'amore umano, attraverso il mistero che vive nel corpo di una donna incinta.
E quando il tempo giunge a pienezza, finalmente partorirà colei che deve partorire, colei che è sgorgata dal cuore del Creatore fin dai giorni più remoti; il Figlio, infatti, ha le sue origini nell'antichità. Ma nascerà dalla carne di una donna, nella piccola Betlemme. E sarà la pace del suo popolo. Proprio perché sceglie ciò che è piccolo, come Betlemme. Ciò che non è riconosciuto, apprezzato, ciò che non è sacro, come il corpo di una donna, incinta.
Un Figlio che è l'attesa, la speranza, la gioia, la salvezza.
Un Figlio che è la pace, perché nel suo corpo compie la volontà di amore, di vita, di salvezza del Padre.
Un corpo umano di questo Figlio è il luogo sacro in cui si celebra e si compie la volontà del Santo. Volontà di pace e di salvezza.

Nell'incontro di due donne incinte si compie la proclamazione di un evangelo, lieto annuncio di salvezza, che raggiunge l'umanità nella beatitudine della fede. Una donna incinta porta Dio nel frutto del suo grembo e il frutto del grembo dell'altra lo riconosce e lei è piena di Spirito Santo.
Una pentecoste che passa attraverso i grembi di due donne incinte.
Profezia di una umanità chiamata a diventare gravida di Dio, chiamata a generare Cristo nel mondo, attraverso la beatitudine della fede. Come Maria di Nazaret, proclamata beata e benedetta da Elisabetta, in casa dell'incredulo Zaccaria, sacerdote.
L'attesa, la santa fragilità della speranza, la dolorosa tribolazione e la gioia esuberante del parto diventano paradigma che illumina e rivela il senso della vita di ogni persona che nasce dal  grembo di una donna, per essere figlio amato del Padre, destinato alla vita.
Perché ciò che il Signore dice, si compirà. Per la fede.
Attraverso un cammino misterioso e impensabile, sorprendente, come la danza di un nascituro nel grembo di sua madre.
Come la generazione nella carne umana di una donna del Verbo di Dio che deve nascere nella piccola Betlemme, Casa del Pane.

domenica 16 dicembre 2012

Semplicemente la giustizia

Jacopo Palma il Giovane, Giustizia e Pace si abbracciano


III Domenica di Avvento  C

Sof 3,14-17
salmo responsoriale  Is 12,2-6
Fil 4,4-7
Lc 3,10-18


Nell'avvicinarsi del Natale, la liturgia ci invita alla gioia.
"Rallegrati, figlia di Sion, perché il Signore è in mezzo  a te. Non temere, perché il Signore in mezzo  a te è un Salvatore potente!".
E' lo stesso gioioso annuncio - evangelo - che l'angelo reca alla vergine di Nazaret, Maria, fidanzata di Giuseppe, all'inizio del vangelo di Luca, che è tutto pervaso di questa gioia messianica. La presenza di Dio che salva - Gesù - in mezzo al suo popolo, è fonte di gioia. Ma Dio stesso gioisce di essere in mezzo al suo popolo. Che bello! Dio  grida di gioia per il popolo che Egli stesso salva, rinnovandolo con il suo amore.
E anche l'apostolo Paolo ci invita ad essere sempre lieti, per lo stesso motivo: la vicinanza del Signore. Questa letizia è la pace stessa che viene da Dio.
Dio in mezzo al suo popolo, Dio che redime, rinnova e salva è la gioia e la pace del suo popolo, se il popolo accoglie questa presenza salvifica, accettando di essere rinnovato, trasformato, convertito.
E' una salvezza del tutto gratuita: pensata, voluta, realizzata, donata dal Signore, in pieno rispetto della  dignità di ogni persona, che è chiamata ad accogliere liberamente questa salvezza.
Per questo, di fronte al dono della salvezza che è gioia e pace, ha senso ed è necessaria la domanda che le folle rivolgono a Giovanni il Battezzatore: "Che cosa dobbiamo fare?".

Certo, di fronte al libero agire salvifico di Dio, è necessaria la libera risposta umana. Il "fare" di Dio non è invadente, non impedisce il "fare" umano, non lo sminuisce, anzi lo suscita e lo esige.
E allora la salvezza del popolo provoca le grida di gioia di Dio.

"Che cosa dobbiamo fare?"
Semplicemente la giustizia.

L'eremita del deserto, il penitente che vive di miele selvatico e locuste e veste di peli di cammello, non pone davanti alle folle, in cerca della salvezza divina, impegni ascetici esigenti, pratiche spirituali lontane dalle esperienze quotidiane. Non impone complicati rituali e onerosi sacrifici.
"Che cosa dobbiamo fare?"
Semplicemente la giustizia.

Così Giovanni evangelizza il popolo: annuncia il vangelo della giustizia, che è il vangelo della verità. Non c'è giustizia senza verità. La verità è l'unica giustizia.
E se è vero che Dio è amore, che la verità di Dio è amore, l'amore di Dio è anzitutto giustizia.
Non c'è amore dove non c'è giustizia.
Una giustizia che è fare esattamente il proprio dovere, quello che la coscienza conosce e che le leggi umane e divine stabiliscono. Vivere del proprio lavoro senza esigere nulla di più del dovuto. Anzi, cercare - prima del proprio tornaconto - il bene comune.
"Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto": credo stia ad indicare la ricerca di quella giustizia a cui diamo il nome di bene comune. Pare che abbia qualche attinenza con la "comunione" che è il modo di Dio di essere amore.

Il bene comune è giustizia, quella giustizia che si realizza nel compimento serio, esigente e onesto del proprio dovere; nel mettere a servizio di tutti parte del proprio guadagno (le tasse!).
Il bene comune che è frutto della fatica di tutti.
Il bene comune che è la ricerca della verità e della giustizia per tutti. E dunque della pace per tutti.
Non può esserci pace dove non c'è giustizia, cioè dove non c'è verità.

Radice di ogni male e di ogni peccato è la mancanza di verità, la doppiezza, la falsità, l'ipocrisia.
Il male supremo sta nel cercare un "fine buono" alla menzogna e nel canonizzare l'ipocrisia con il nome di "santa carità".
Un male dolorosamente diffuso tra la gente "religiosa", "di chiesa".

Il buon annuncio - evangelo - di Giovanni il Battezzatore, che ha testimoniato la verità con il sangue, è che "viene colui che è più forte di me. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco".

Allora la verità e la giustizia si baceranno. Nel Bambino che nasce dal seno "vergine" di Maria di Nazaret.


Nota in margine:
Giovanni, sacerdote di nascita, predicava la verità nel deserto, lontano dai recinti sacri del Tempio di Gerusalemme. Forse perché anche Dio, per annunciare la verità della sua venuta nell'umanità, ha scelto la semplice casa di una donna in una terra di confine, lontana dalla santa Gerusalemme, e nel corpo di lei ha abitato.



sabato 8 dicembre 2012

Donna sorprendente, Madre della gioia

Giambattista Tiepolo, Immacolata



E di giorno in giorno sostiamo a guardarla, questa donna a cui il nostro popolo continua a consegnarsi fiducioso, invocandola come Madre, Difesa, Salute, Conforto, Regina, Immacolata. Questa donna a cui popoli anche di diverse religioni guardano con ammirazione, con venerazione, con fiducioso stupore.
            È lo stupore davanti alla piccolezza diventata casa di Dio, davanti alla semplicità trasparente di insuperabile bellezza, davanti alla creatura umana che innamora Dio e attira il cielo sulla terra, davanti alla donna che offre a Dio una carne umana, rendendolo nostro fratello. È lo stupore di fronte all’Immacolata, capolavoro del Creatore, che manda suo Figlio, perché l’umanità diventi sua sposa santa e immacolata nell’amore.
            Lo stupore ha colmato per sempre il cuore di questa piccola donna di Nazaret per le meraviglie che in lei ha compiuto l’Onnipotente. Lo stupore, credo, continua ad attirare a lei, ancora oggi, il nostro popolo. Lo stupore ci colma di ammirazione, di fede, di commozione, di lode, di amore per questa Donna che assomiglia tanto a noi; eppure nel suo sguardo e nel suo sorriso ritroviamo l’avvolgente tenerezza di Dio Trinità d’Amore.
            Mai stanchi di contemplarla, a questa Donna carica della sorpresa di Dio, Figlia prediletta del Padre, Madre del Figlio e Sposa Immacolata dello Spirito Santo, con gioiosa e totale fiducia ci consegniamo, chiamandola Madre.

Madre della gioia, perché in lei splende l'Amore che dà vita, redime e salva. In lei splende l'Amore fonte della vita, della bellezza, della gioia, della pace. L'Amore che previene ogni merito, ogni conquista; che sorpassa ogni attesa. L'Amore che colma ogni desiderio che sempre Egli stessoi suscita.
"Rallegrati, Maria, perché il Signore è con te. Non temere!"
Maria, la fanciulla di Nazaret, sposa di Giuseppe, eternamente scelta per essere Casa di Dio, Città eletta e amata, Riflesso dello splendore dell'Altissimo.
La Donna nuova, Madre dei redenti, perché Madre della nuova Stirpe, dell'Uomo Nuovo, del Salvatore dell'umanità. Madre dei redenti, perché prima Redenta.
Madre della gioia, perché in lei splende la Vittoria sul serpente antico, sul nemico, vinto e sempre in agguato.
Un nemico che tende sempre a fare nebbia, oscurità, menzogna e troppo spesso sembra convincerci, come quando vuole farci vedere la donna come causa e strumento di male, sua partner fin dall'inizio. Quale menzogna!
Quella donna è madre dei viventi, cioè l'umanità intera oggetto delle mire nefaste del male e facilmente preda dell'inganno.
In Maria di Nazaret, Immacolata, Madre dell'Uomo Nuovo eternamente obbediente, Madre della Via, della Verità, della Vita, Madre del Crocifisso Risorto e dei Redenti fratelli suoi, contempliamo la Donna Nuova, Madre della Stirpe che vince il male ponendolo sotto i suoi piedi con la forza dell'Amore divino.
Fin dall'inizio, dunque, nel cuore di Dio, la Donna è la nemica del male, del peccato e della morte, perché è la sposa eletta di Dio, madre dell'umanità che Egli vuole unire a sé in un'alleanza sponsale feconda e inebriante.
Nella pienezza dei tempi, questa Donna ha il volto splendente di umiltà e di amore di Maria di Nazaret, per sempre nostra Madre Immacolata, Regina Vittoriosa sul male e sulla morte.
Speranza nostra, fonte della nostra gioia.