domenica 31 agosto 2014

La verità in faccia a noi poveri illusi

XXII domenica del Tempo Ordinario
Ger 20,7-9
Sl 62
Rm 12,1-2
Mt 16,21-27

Troppo diverso da noi, Gesù...
Come Simon Pietro ci lasciamo attirare, affascinare...
Già era successo a Geremia, poveretto! Sedotto, e tradito, secondo lui.
Ma non è vero. Forse nel tempo di Geremia non era ancora molto chiaro, ma poi Gesù è venuto a dircela in faccia la verità. Il problema sta nella nostra testardaggine, che continua a volersi illudere che Dio è quello che pensiamo noi e non Chi dice Lui.
Il fatto è che siamo sempre sottoposti alla stessa illusione delle origini (lo chiamiamo peccato originale). Ci piace pensare che Dio sta da Dio e vogliamo stare come lui.
Gesù, invece, è un Dio che vuole stare da uomo - che pazzia!-. E poiché il dolore è l'eredità umana - con tutta la fragilità, la contraddizione, il fallimento, la morte - egli si prende tutto questo perché, amandoci, vuole diventare nostro consorte! Già. Ci sposa e fa sua la nostra eredità.
Non c'è dunque via di scampo. Non c'è scelta.
Se pure Dio sceglie di essere uomo, per noi non c'è altra via che la sua.
Ma non ci piace e vogliamo continuare a illuderci.
Come Simon Pietro continuiamo a illuderci che se stiamo con lui, possiamo dormire tranquilli... E invece è guerra, quella più difficile, quella che non si risolve con nessun intervento diplomatico. E' guerra all'ultimo sangue. Fino all'ultimo giorno. La più terribile. Quella contro di me. 
Contro il bisogno insaziabile - tragica illusione - di essere il centro del mondo, di dover attirare l'attenzione di tutti, di aver diritto a ricevere, ad essere amato. E si diventa un pozzo senza fondo. Più attenzione e più amore si riceve e più ci si convince di non aver ricevuto sufficientemente. E si apre una mano a donare per aprirne mille per afferrare. Ed è sempre poco... poco... poco... perché si ha diritto a di più.... di più.... E ci si condanna all'infelicità. Quella che uccide.
Più si vuole dare soddisfazione ai propri bisogni, più si scende nel sepolcro. "Chi vuole salvare la propria vita la perde", dice Gesù. 
E noi, illusi, incapaci di aprire gli occhi sulla realtà, ci facciamo mille riflessioni "spirituali" ed emotive nel cercare di capire che cosa Gesù ci voglia dire.
E si va a messa e si ascoltano chiacchiere di preti in difficoltà a cogliere e ad annunciare una verità così vera e così difficile da accettare. Ma non c'è altra vita. La scelta è una sola.
E la messa contraddice e giudica inesorabilmente la nostra vita, ma continuiamo a illuderci di essere dalla parte di Dio, perché siamo stati  a messa.
Ma la messa è una Vita Perduta per causa nostra.

RUPNIK M., La Madre di Dio che indica il pane spezzato sul costato di Cristo
Chiesa della Nostra Signora del SS. Sacramento e SS. Martiri Canadesi, Roma 


E noi ci andiamo per non perdere, per afferrare: afferrare Dio, afferrare la nostra vita, afferrare la salvezza, afferrare la santità, afferrare...
Sordi e illusi: "Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso".
Il luogo più pericoloso dove andare oggi: la celebrazione eucaristica. Se ce ne rendessimo conto!

E comunque non abbiamo altra scelta, come Geremia.