domenica 26 agosto 2012

Sorgente nel deserto: scegliere oggi



Domenica XXI tempo ordinario

Gs 24,1-2.15-17.18
Sl 33
Ef 5, 21-32
Gv 6, 60-69


Chiamati oggi a presentarci davanti a Dio, per scegliere e decidere oggi chi seguire, adorare, servire, amare.
Giosuè, guida di Israele, non chiamò i pagani ma i membri del suo popolo, del popolo con cui Dio aveva stretto un'alleanza sponsale. Ma un popolo che fa difficoltà a decidersi, a scegliere. Un popolo sposato con Dio, ma facilmente influenzabile, facilmente attirato da parole vuote e da miraggi vani.

Siamo figli di questi padri. Amiamo la confusione, il circa, il pressappoco e il più-o-meno.
Il relativismo non è male odierno, evidentemente. Un anziano signore, molto malato, quando ero ancora una giovanissima catechista, cercò di spiegarmi che un po' di religione, va bene, ma quanto basta, non bisogna esagerare!
Giosuè chiama Israele, amato dal Dio fedele, a fare finalmente la sua scelta, dopo quarant'anni di vagabondaggio e di infedeltà.
Scegliere. Con chiarezza e convinzione. Con motivazione e decisione. Definitivamente e totalmente.
E' l'unica possibilità di vivere e di non perdersi e morire nell'oscurità.
Ma pare che sia la cosa più evitata. Ieri come oggi.

Come al tempo di Gesù.
Quelli che lo abbandonano sono stati fino a poco prima discepoli.
La sua decisione indiscutibile, testarda, di amare in modo totale, impensabile, li scandalizza.

La cosa più triste è che solo l'amore è capace di scandalizzarci, noi che non ci scandalizziamo più davanti a nessun male.  Non solo non siamo capaci e non ci impegniamo ad amare, ma rifiutiamo di accettare l'amore; rifiutiamo di essere amati definitivamente, totalmente.
Troppo orgogliosi per accettare l'amore. Troppo deboli per amare.
E quindi in fuga... senza meta... senza vita.

Celebrazioni eucaristiche domenicali semivuote. Quante diserzioni davanti all'amore che si dona come cibo.
"Mangiatemi se volete vivere!". Ci scandalizza! Facciamo a meno. In cerca di altri cibi.
Anoressici del Vero Pane, bulimici di tutto il resto.

Oggi dobbiamo finalmente deciderci.
Non un altro giorno, non domani.
Oggi Gesù ci interpella, ci provoca, non ci supplica, non cambia la sua decisione di donarsi, non la limita, non la riduce. Il suo dono non è in discussione, è definitivo, totale. In discussione è la nostra fede, la nostra disponibilità a ricevere l'amore e al vita.
Oggi ci Gesù costringe a deciderci: "Volete andarvene anche voi?"
Lo chiede a noi, discepoli a tempo perso, cristiani part time, credenti impegnati, consacrati, sacerdoti:
"Volete andarvene anche voi?"

Non si vende all'audience delle folle Gesù, non cerca il successo e il plauso, non conta le presenze. Chiede un'adesione di fede, una risposta sincera, anche se segnata dalla debolezza e dalla fatica.

"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".

Beati noi se la nostra debolezza non teme di professare, con Simon Pietro, la fede e di consegnarsi a un amore che ci supera infinitamente, che ci innamora e ci sconvolge anche, ma che ci permette di vivere e di comunicare vita.
Beati noi se tutte le altre strade e le altre voci, pur belle, affascinanti, suadenti e attraenti, le riconosceremo insensate e vuote, metalli rimbombanti.
Beati noi se oggi possiamo ripeterti con libertà e dedizione: Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e mangiamo con gratitudine e commozione il tuo Pane di vita.

Ti benediciamo, o Padre, perchè ci concedi di andare a Gesù e nutrirci del tuo amore.









sabato 25 agosto 2012

Sorgente nel deserto: sgorga l'Amore



Assisi: ciò che contemplo dalla finestra, mentre il cuore desidera avvicinarsi al Cuore sorgente dell'Amore e la mente tenta di esporsi alla sua Luce.

"Vieni, o Spirito Santo, dà a noi un cuore puro, allenato ad amare Dio...
Vieni, o Spirito Santo e dà a noi un cuore grande, aperto alla silenziosa e potente parola ispiratrice..., un cuore grande, forte, solo beato di palpitare col cuore di Dio" (Paolo VI)

Siamo qui ad imparare di nuovo - dovremo farlo fino al giorno definitivo - la preghiera.
"La preghiera è la nostra vita ..... e il nostro luogo di riposo nella preghiera è il Cuore di Gesù, sono i suoi misteri di amore e di immolazione" (P. Dehon).

E ad Assisi le pietre e l'aria respirano preghiera. Il sole dall'alba al tramonto, le stelle e la luna cantano l'amore. Ad Assisi è ancora l'anima di Francesco e di Chiara che canta l'Amore del Padre rivelato in Cristo.
E il canto dell'Amore crea il Silenzio.

Siamo tutti qui come la povera vedova oppressa da un irriducibile avversario. La povera vedova, che ha sete di giustizia e di pace, di liberazione e di dignità, attende un giudice giusto, un Padre che la protegga, un Salvatore che la liberi, un Amore che la colmi. (cf Lc 18, 1-8)
"Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?"  (Lc 18, 7) ci chiede Gesù. E ci provoca: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18, 8).
Quale giustizia possiamo attendere, di quale giustizia e pace dissetarci, noi assetati pellegrini nel deserto, se non dell'Amore Trinitario?  Ma solo se ci esponiamo all'Amore e alla Luce di Dio, anche quando il buio sembra invincibile, il cuore griderà con la voce della fede.

Dall'ascolto della Parola di Verità, dall'esposizione alla Luce mite e umile dell'Eucaristia, potrà germogliare sempre di nuovo e gemere la voce della fede, eco dei gemiti dello Spirito Santo in noi.

Eccoci, dunque, alla scuola della Parola dell'Amore, della Parola fatta carne.   . Come Maria, come Francesco, come Chiara, come Leone Dehon.
Riscoprire sempre i gesti e i segni di un Amore che ci precede, per rispondere a quell'amore e diffonderlo nel deserto della solitudine, del dolore, della fatica in cui cammina l'umanità.

Nella solitudine riempita di Dio si genera la comunione con Lui e con l'umanità.
Senza preghiera non si conosce l'Amore che ci ha amato per primo.

"In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.  Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui"
(1Gv 4,9-16).
 Senza preghiera non siamo capaci di riconoscere l'amore che riceviamo, di leggerne i segni, anche là dove sembra che non ci siano. Senza preghiera non siamo capaci di amare Dio e neanche l'umanità.
Senza preghiera non c'è gioia. Resta un deserto senza acqua e senza speranza.

"Vieni, o Spirito d'amore del Cuore di Gesù, io ho sete di riceverti, non posso più vivere senza di te" (P. Dehon)

"Rapisca, ti prego, o Signore, l'ardente e dolcissima potenza del tuo amore, l'anima mia da ogni cosa terrena, perchè io muioia per amore dell'amore di te, che per amore dell'amore di me ti sei degnato di morire" (Francesco di Assisi).

venerdì 24 agosto 2012

Sorgente nel deserto


Per iniziare gli esercizi spirituali

Solo chi ha sete sa quanto sia preziosa e buona l'acqua.
Il deserto è una buona scuola - forse la sola? - per sperimentarlo.
Purtroppo la vita quotidiana, spesso è un deserto in cui rischiamo di disidratarci senza che ci accorgiamo di avere sete, perché pieno di surrogati ... che ingannano il nostro bisogno di acqua.

"Laudato si', mi' Signore, per sora aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta". (S. Francesco, Cantico di frate sole)

Francesco di Assisi cercava spesso luoghi deserti per ritrovare la vera sete, della Vera Acqua. Luoghi deserti dove dissetarsi all'Amore di Colui che, diventato deserto sulla croce, ha fatto scaturire dal suo cuore l'Acqua e il Sangue per dissetare e vivificare ogni cuore umano assetato di vita e di amore.
Finché, ovunque fosse, nella solitudine  o nella compagnia, non smetteva di dissetarsi.
E quanti lo incontravano venivano a loro volta dissetati.

Nel deserto, dove Israele soffriva la sete e a causa di questo litigava con Mosè, Dio fece sgorgare l'acqua dalla roccia. Il Cuore di Cristo è la roccia da cui sgorga per noi l'Acqua, la Parola che disseta e rigenera.
Per questo Francesco beveva con passione la Parola, fino a leccarsi le labbra mentre la pronunciava. E dormiva sempre sulla roccia, come adagiato sul Cuore di Cristo.
P. Dehon - terziario francescano - ci invita a riposare sul Cuore di Cristo e a lasciarci plasmare dall'Amore, nella meditazione e nella contemplazione. Nel silenzio. Nel deserto. Sull'esempio di Francesco.
"La sua era una vita di preghiera e di contemplazione, non si stancava mai di parlare a Chi era l'oggetto di tutto il suo affetto. Gli piaceva soprattutto meditare sui misteri dell'Incarnazione e della Passione, che sono le manifestazioni più sensibili del grande amore di nostro Signore per noi" (L. Dehon, Opere Spirituali 4, p. 322)

Vieni, Spirito Santo, e apri il mio cuore, rendilo capace di ascolto amante e obbediente. Che io riconosca il deserto, lo sperimenti come luogo della sete e dell'acqua che sgorga dalla roccia.
Che gusti l'Acqua che è la Parola. Nel silenzio. Come Maria.

E, se vuoi, permetti che questa Acqua diventi in me una sorgente ...

mercoledì 15 agosto 2012

Nella Donna l'Amore danza la sua felicità


   Maulbertsch Franz Anton (1724 - 1796) Visitatione

Solennità dell'Assunzione di Maria

Ap 11, 19; 12,1-6.10
Sl 44
1Cor 15, 20-27
Lc 1, 39-56

 
Donna, vergine creata scelta amata dal Vergine, Donna affascinata innamorata da un Amore desiderato e sorprendente, Donna sapiente e libera sposata pienamente al sogno dell'Amante Amato, Donna  fecondata dalla parola dell'Amore, trafitta dall'Amore stesso insuperabile e incomprensibile, Madre della Vita, Donna vestita del Sole che è il Figlio, Donna che eternamente danza la felicità. Donna gioia di Dio e dell'umanità.
Maria immacolata assunta nella gloria trinitaria.
Oggi festa della Bellezza eterna della carne umana vivificata dallo Spirito.
Festa di Dio, in Maria.
Festa dell'umanità, in Maria.
Guido Reni, Assunzione, 1642

Festa del cuore di Dio dove c'è spazio per l'umanità, con le sue debolezze, i suoi dolori, le sue lotte, la sua fame di amore e di felicità.
Festa del cuore dell'umanità dove c'è spazio per Dio, con la sua Parola e i sogni del suo Amore. (cf Omelia di oggi del Papa, a Castelgandolfo)

Oggi il sogno di Dio ci si svela nella carne glorificata di Maria, nostra sorella e nostra madre, perché figlia, sposa, madre di Dio.
Dio entrato nella tua carne oggi ti accoglie eternamente in sé.
Attraverso di te, Porta del cielo, anche nella nostra carne fragile e ferita dal non-amore entra Dio, con la sua Carne e il suo Sangue, il suo eterno Amore. 
Con gioiosa speranza, contempliamo la tua bellezza, e stretti alla tua mano camminiamo anche nell'oscurità verso la casa della Luce.

 Murillo, Assunzione, 1670

Benedetta tu che hai creduto nel compimento in te della Parola del Signore! 
Piena di grazia, intercedi per noi il dono della fede!

Cristo sposo con Maria-Chiesa sposa, mosaico, S. Maria in Trastevere, Roma

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
  tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
  Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
  Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
  Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali.
  La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
  In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.

 Dante Alighieri –Paradiso, XXXIII

domenica 12 agosto 2012

Vi lascio il più meraviglioso dei tesori


Il 12 agosto 1925, poco dopo mezzogiorno, moriva a questa terra per rinascere alla pienezza della vita p. Leone Dehon, fondatore della congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù.
Nell'ultima malattia, aveva voluto accanto al suo letto un'immagine che aveva sempre amato: raffigurava S. Giovanni appoggiato sul petto di Gesù. A coloro che lo visitavano, additando il quadro diceva: «Ecco il mio tutto, la mia vita, la mia morte, la mia eternità». Le sue ultime parole furono: «Per Lui vivo, per Lui muoio». 
 

Leone Gustavo Dehon era nato il 14 marzo 1843, a La Capelle, in Francia. Fu battezzato ai primi vespri della festa dell’Annunciazione, il 24 marzo seguente.
Nelle sue memorie scrive: “Fui battezzato il 24 marzo … Erano i primi vespri della festa dell’Annunciazione. Io sono stato felice in seguito di unire il ricordo del mio battesimo a quello dell’Ecce venio di nostro Signore. 25 marzo Ecce venio – Ecce ancilla … Festa dell’oblazione di Gesù e di Maria”.
Nel Diario: “Ecce venio, conformità alla volontà divina: disposizione del Cuore di Gesù”.
Nel Direttorio spirituale: “In queste parole: Ecce venio, Deus, ut faciam voluntatem tuam, ed in queste: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum, si trovano tutta la nostra  vocazione, il nostro fine, il nostro dovere, le nostre promesse”
E negli appunti di un ritiro spirituale: “È il Cuore di Gesù che voglio e devo particolarmente imitare: Abbiate in voi … [i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù](Fil 2,5) la sua interiorità, la sua vita d’amore, di riparazione, di immolazione, di abbandono alla volontà di suo Padre”.
E ancora nel Diario: “Il cuore di Gesù è aperto per riceverci… Guarderanno a colui che hanno trafitto (Gv 19,37). Signore, datemi la grazia di guardare e di leggere all’interno del vostro Cuore trafitto”.
E nelle opere spirituali: “Ecce venio! È un atto d’amore perfetto … È un atto incomprensibile di carità verso gli uomini”. “Ricordiamoci solo il suo ecce venio, che deve essere il motto favorito degli amici del suo Cuore, questa parola deve essere in ogni momento sulle loro labbra, ma ancora di più nei loro cuori”.
Nel suo testamento spirituale, scrive ai membri della Congregazione: “Miei carissimi figli,
vi lascio il più meraviglioso dei tesori: il Cuore di Gesù”.


Dalla spiritualità di p. Dehon, dalla sua passione per Dio e per il mondo, nacque la Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore.
Attraverso p. Albino Elegante, sacerdote del S. Cuore, sbocciò nel 1957 un germoglio, la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, famiglia alla quale ho la gioia di appartenere da trent'anni.

Con i Sacerdoti del S. Cuore e con la Compagnia Missionaria, ringrazio e benedico Dio Amore che ha donato alla Chiesa e al mondo il carisma di p. Leone Dehon e la sua testimonianza di amore al Cuore di Cristo e all'umanità, la sua passione per il Regno del Cuore di Cristo nelle anime e nelle società.
In questo giorno in cui celebriamo la sua nascita alla pienezza della vita nel Regno, lo invochiamo perché a noi suoi eredi sia concesso di vivere la stessa passione d'amore nell'Ecce venio e nell'Ecce ancilla.
Perché venga, o Padre, il tuo Regno.

lunedì 6 agosto 2012

6 agosto. Il mio grazie!


Quel 6 agosto 1978, educatrice ventiquattrenne dell'ACR, ero a Nocera Umbra al campo nazionale educatori; dopo la cena, stavamo giocando e ridendo a crepapelle, quando sentii la voce di un assistente: E' morto il Papa. Credemmo fosse una battuta legata al gioco, ma lui ripeté: Sto parlando sul serio, è morto il Papa. Ci trovammo improvvisamente tutti ammucchiati in sala TV a vedere l'edizione straordinaria del TG. Muti. In pianto. Piangevo come avevo pianto cinque mesi prima la morte di mio nonno, che si era sentito sempre onorato di essere coetaneo del Papa.
Poi ci radunammo in cappella, in adorazione prolungata. Nel pianto, la nostra preghiera era lode e ringraziamento, per il privilegio di essere stati chiamati a crescere nella fede con la guida di un Papa illuminato, profeta e santo. Grande amico dell'Azione Cattolica.
Il grande Papa del Concilio Vaticano II. Il Papa che aveva chiesto alla Chiesa del XX secolo: Chiesa, cosa dici di te stessa? Il Papa che aveva guidato la rivoluzione copernicana dalla Chiesa società gerarchica alla Chiesa comunione. Il Papa della riforma liturgica. Il Papa della Chiesa "semper reformanda", dell'ecumenismo e del dialogo con le altre religioni. Il Papa che aveva riconsegnato alle mani, alla mente e al cuore dei cristiani la Parola di Dio, ma che aveva educato anche la Chiesa all'ascolto e al dialogo con il mondo contemporaneo.  Il Papa che aveva stimato, formato e promosso il laicato cattolico.
Il Papa che aveva dato le ali a noi giovani del dopo-concilio.

Non pensai che quel giorno la liturgia aveva celebrato la Trasfigurazione del Signore.




Raffaello Sanzio, La trasfigurazione (particolare), 1518-1520, Pinacoteca Vaticana, Roma



Come non lo pensai quattro anni dopo, quando decisi il giorno - 6 agosto -in cui, accompagnata dalla mia famiglia, avrei lasciato casa, lavoro, impegni parrocchiali e diocesani, per iniziare la mia esperienza nella Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, a Bologna. Un mese dopo sarei stata ammessa a iniziare l'anno di orientamento (prova) che poi sarebbe stato seguito da due anni di formazione e quindi dalla consacrazione.
All'inizio di agosto andai a salutare il Vescovo diocesano, che aveva benedetto la mia decisione vocazionale, mons. Vincenzo Radicioni. Fu lui a farmi notare che la data da me scelta coincideva con la festa della Trasfigurazione del Signore: vedeva in questa coincidenza, per me del tutto casuale, un segno, un augurio, una benedizione.
Il 6 agosto 1982 arrivai in Compagnia Missionaria. Sentii di aver vissuto il mio esodo: non era stato facile - tutt'altro! - capire la mia vocazione, decidere la risposta, uscire dalla realtà in cui vivevo e che amavo molto e dove ero molto amata. Infatti, a forza di ricerche, entusiasmi, paure, lotte e salti di ostacoli... avevo 28 anni! Certo non erano i quaranta anni di Israele nel deserto... ma anch'io ero arrivata nella mia Terra Promessa!
E oggi si compiono trent'anni. E canto la mia lode e il mio grazie a Colui che mi ha chiamata e scelta... per la sua sorprendente misericordia e continua ad usare con me una pazienza infinita e, pur conoscendomi, continua ad affidarmi la missione per il suo Regno.
Con la gioia e la gratitudine del Cuore di Cristo, riconsegno al Padre il mio povero Eccomi, Perdonami, Grazie.

domenica 5 agosto 2012

Patologie nutrizionali: occorre cambiare alimentazione

La Parola di Dio è il Pane Vero e Vivo disceso dal cielo...

XVIII Domenica del tempo ordinario
Es 16, 2-4.12-15
Sl 77
Ef 4, 17.20-24
Gv 6, 24-35

In seguito al diffondersi di patologie dovute alla cattiva alimentazione, si diffonde la ricerca di nutrizionisti: ormai sono tanti a scegliere questa professione. Insomma, mangiamo senza criteri, senza sapere di quali cibi abbiamo veramente bisogno, quali sostanze sono necessarie per una vita sana e quali invece ci rovinano la salute. Abbiamo bisogno di imparare a nutrirci, nella qualità e nella quantità.
Si dice che le patologie alimentari sono patologie moderne, tipiche delle società capitaliste e consumiste. Veramente presso le società povere le patologie dovute alla fame cronica, alla denutrizione sono devastanti e antichissime! Ma là è più difficile trovare i nutrizionisti! Semplicemente perchè è più difficile trovare da mangiare!

Ma, ascoltando la liturgia di oggi, pare che i problemi della fame e della giusta nutrizione siano proprio antichi. E se andiamo all'inizio della Bibbia, scopriamo che risalgono... alle origini!
Il Creatore, prima ancora di creare l'umanità, si è preoccupato di creare il cibo che le avrebbe permesso di vivere, e al dono della vita è legata la possibilità di trovare doni impagabili: la libertà, l'amore, la felicità.
Ma potendo scegliere tra tanti cibi belli e buoni, l'umanità è andata a nutrirsi proprio dell'unico che, anzichè saziarla di vita, l'avrebbe sprofondata nell'abisso di una fame insensata e insaziabile! E la fame è la peggiore schiavitù e la radice di ogni schiavitù.

Dall'inizio, dunque, l'impegno del Creatore - unico vero nutrizionista - è quello di liberare la sua umanità dalla fame e di educarla a riconoscere, accogliere, scegliere e condividere il cibo che può farla vivere. Dura battaglia! 
Tra la pentola della carne di qualunque padrone e il Cibo della Parola che illumina e libera e responsabilizza, offerto da un Padre che ama, ci lasciamo trascinare dalla fame nostalgica di ogni dorata schiavitù. In verità non ci preoccupa la schiavitù, forse neanche la morte, purché sia dorata...  Tanto che colleghiamo sempre la povertà alla schiavitù e la ricchezza alla libertà...  Nel Vangelo non mi pare che sia così, forse facciamo un po' di confusione!


... fatta Carne in Gesù, Cibo per la vita del mondo

E quando il Padre, deciso irrimediabilmente a liberare il suo popolo da ogni cibo che lo consegni alla schiavitù e alla morte, invia il Vero Pane dal cielo, la sua Parola fatta Carne e Cibo vitale e vivificante, noi pensiamo ancora solo a riempire lo stomaco a buon mercato, il cuore chiuso a ogni Luce e ad ogni Parola.
E diventiamo realmente sciocchi, non sappiamo neanche cosa diciamo e cerchiamo:
"Quale segno fai, perché ti possiamo credere?", mentre Gesù ci invita proprio a riconoscere il Segno: il Pane spezzato e condiviso a sfamare tutti, che preannuncia il suo Corpo donato come Cibo per vincere la fame del mondo.

Resto sempre sbalordita davanti alla Scrittura che sembra raccontare la mia esperienza, quando racconta l'esperienza di Israele, dall'esodo fino a Cristo. A Gesù ricordano il segno dato da Mosè: la manna. Ma a Mosè avevano rinfacciato la manna come un cibo nauseante.
Gesù da cinque pani sfama cinquemila persone e quelle, dopo averlo cercato per quel pane, non sono capaci di ascoltarlo e di "vedere" il Segno! E chiedono un segno!
Anch'io, quando il Signore guida, illumina, salva la mia vita, la colma della sua presenza discreta e luminosa, sono distratta dai miei problemi, dai miei pensieri, dalla ricerca di soluzioni "mie", dalla riuscita della mia immagine...  Poi o arriva una tirata d'orecchi... o una sorpresa speciale e mi ricordo dei segni di un tempo... e intanto non vedo o non credo ai segni che ho davanti... E chiedo segni per fidarmi...

Basterebbe che, nel silenzio, ascoltassi con il cuore la Parola che viene proclamata, mi lasciassi illuminare la mente e la vita. Basterebbe che guardassi con occhi aperti quell'Umile Pane che vuole nutrirmi di Vita Vera. La consegna fiduciosa a Lui è l'opera di Dio.
"Chi viene  a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!"

Spirito che rendi la Parola Carne e la trasformi in Pane, insegnaci a conoscere il Cristo, dandogli ascolto e lasciandoci istruire dalla sua verità. Rendici capaci di abbandonare il nostro uomo vecchio  che crede di saziarsi di un cibo menzognero e mortifero. Rinnova la nostra mente perché riconosca e scelga il Cibo della Vita, Cristo Parola e Pane, così da rivestirci di Lui, il Figlio Giusto e Santo, Risorto dalla morte. Amen