mercoledì 25 dicembre 2013

Facevano la guardia al gregge

Caravaggio, Adorazione dei pastori

Natale del Signore Gesù
Lc 2,1-14

Quei pastori: stranezza del Natale! E la nostra abitudine sa superficialmente intenerirsi, senza stupirsi e interrogarsi.
Quei pastori! Dopo Maria e Giuseppe sono i primi a vedere "il Bambino nella mangiatoia" e - cosa ancora più strana - lo riconoscono!
Forse è proprio questo il mistero del Natale che ci sfugge, sostituito da tante chiacchiere ipocrite e vuote sulla bontà, da pallide lucine, da ingozzate di cibo che invano cercano di colmare il vuoto del cuore triste che finge allegria...

Tanta gente a messa, a mezzanotte, e tante gente attorno a tavole imbandite, e tanti turisti sulle piste di sci, e tanti regali.... e tanti poveri e tanto dolore e disperazione per il lavoro perduto, per l'impossibilità di pagare tasse che lievitano come sotto i poteri assoluti medievali... e tante famiglie divise che non sanno più cosa sia amore e accoglienza reciproca, perdono e riconciliazione e fedeltà e si dividono i figli come una preda... e tanti rancori, odi, violenze per i motivi più assordi e insensati....
E... "Auguri! Buone feste!....

Ma chi siamo? Dove stiamo andando? Cosa.... Chi cerchiamo?
Occorre, - al più presto! - toglierci le bende dagli occhi, svegliarci dal sonno; vegliare e custodire...

Erano svegli, di notte, per custodire il loro gregge.
C'è qualcosa di divino in questi pastori: questi lavoratori assomigliano tanto a Colui che guida Israele come un gregge, il Signore (cf Sal 80,2)

Papa Francesco continua a chiedere che i pastori abbiano l'odore del gregge, cioè assomiglino al Signore che è nato in una stalla e appena ha aperto gli occhi a questo mondo, ha sentito l'odore del gregge e gli è restato addosso per sempre: il dono che ha avuto più caro. Lui, figlio di Davide, che era  pastore di greggi e che Dio aveva voluto trasformare in pastore di Israele.

Natale: è nato il nuovo, eterno, bel pastore di Israele e dell'umanità, di tutti noi. E i primi a ricevere l'annuncio, a crederci, a partire per cercare e vedere quel Bambino, i primi a riconoscerlo e adorarlo e annunciarlo sono loro: i pastori.

Jacopo Bassano, Annuncio ai pastori

Erano svegli per custodire il gregge: somigliano a quel Dio che custodisce Israele senza addormentarsi (cf Sal 121,4). E hanno potuto accorgersi, vedere la luce degli angeli, udire il canto della festa e l'annuncio della salvezza. Hanno potuto cercare il Bambino nella mangiatoia, perché si tratta di un ambiente che conoscono bene, la stalla; perché capiscono che è uno di loro. Lo possono riconoscere, perché hanno la sua stessa attitudine, il suo stesso impegno: vegliare per custodire il gregge. Non pascono e non custodiscono se stessi.
Come Lui, che è venuto come buon pastore a dare la vita per il gregge.

Se ci prendiamo cura solo di noi stessi, un bambino che nasce è un problema, un incomodo; ci possiamo anche commuovere per un attimo, ma poi ... abbiamo da fare altro!
Se ci prendiamo cura solo di noi stessi, mentre siamo chiamati tutti ad essere pastori di qualcun altro, siamo ciechi e sordi: non ci raggiunge alcuna buona notizia, alcuna gioia, non ci può raggiungere nessun Evangelo! 
Gli angeli andranno altrove a cercare poveri pastori che, di notte - quanta notte ci avvolge con i suoi pericoli! - vegliano per custodire il loro gregge. E una miriade di angeli li raggiungono per annunciare:
Oggi è nato per voi un salvatore: Cristo Signore! 





domenica 22 dicembre 2013

Silenzio amante



Quarta domenica di Avvento  A
Is 7,10-14
Sal 23
Rm 1,1-7
Mt 1,18-24

Penso a Giuseppe, meglio: lo osservo. Lui tace. Nel silenzio contemplo Giuseppe. Mentre cerca nella legge - Parola di Dio - una luce e un'indicazione. In silenzio. Se il mistero non ci riduce al silenzio... siamo ancora uomini e donne?
Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo rapido corso (Sap 18,14)
una domanda urge nel cuore di questo uomo giusto, che non vuole rinunciare ad amare, che vuole ancora credere, che non cerca di soddisfare l'orgoglio naturale, non vuole cedere allo sconforto, alla disillusione amara, al rancore, a una giustizia che sa di vendetta... 
Il suo cuore è un deserto assetato e buio: 
"Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?".
La sentinella risponde:
"Viene il mattino, poi anche la notte,
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!" (Is 21,11-12).
E' giusto e dignitoso, umano, domandare, cercare la luce che disseti il cuore riarso e amaro; domandare felicità e pace. Occorre solo conversione per ricevere risposta. Conversione a Colui che parla e illumina e disseta, mentre chiede la vita e dona risurrezione.

Domenico Guidi, Sogno di San Giuseppe, Roma, Chiesa S. Maria della Vittoria

"Non temere, Giuseppe..." nel silenzio può risuonare la Voce. E' la prima conversione di questo sposo a cui è chiesto di sacrificare, nell'amore, la vita, il sangue e la carne. La prima conversione è stare disarmato - nel sonno - davanti al Verbo della Vita. L'altra conversione è il coraggio di sognare, di credere al sogno, di non  temere: il bambino di Maria, sua sposa, viene da Dio, che vuole consegnare a lui, Giuseppe, la ricchezza della sua Casa. Ultima conversione - quella che durerà tutta la vita: obbedire, ascoltare dal basso della propria umanità sacrificata la Voce dall'alto che lo rende vivo di una vita donata e per questo risorto in un amore totale. 
E la gioia senza prezzo della Croce comincia a fluire nel cuore giusto, silenzioso, amante dello sposo di Maria, Giuseppe di Nazaret, discendente regale. Custode paterno del Figlio di Dio, unico Re, che egli chiamerà Gesù, perché salverà il suo popolo dai suoi peccati.

"Grazie, Giuseppe" mormora l'angelo, a nome di Dio. Ma forse tu  non lo senti, perché la Parola scroscia, come acqua e sangue, nel tuo cuore silenzioso e lo colma di pace, perché solo così sei sposo e padre, dando la vita per amore.