domenica 2 ottobre 2011

Cantico d'amore

Is 5,1-7
Mt 21,33-43

"La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa"(Sal 128,3)
Quando il salmista ascoltava questa preghiera che lo Spirito sussurrava nel profondo del suo cuore di innamorato e di credente, forse contemplava la sua sposa e i suoi figli e godeva del loro amore e del suo amore per loro. Dovrebbe essere sempre dolce un canto d'amore!
Amaro, dell'amarezza dell'amore frainteso, abusato e deluso, era il sapore del canto che lo Spirito sussurrava nel cuore di Isaia: il canto d'amore di Dio per la sua sposa Israele, che egli aveva desiderato come vite feconda nell'intimità del suo cuore. Invece... a tanta tenerezza e cura Israele risponde con acini acerbi. Amata, non sa rispondere all'amore, non sa condividere l'amore: anziché giustizia, spargimento di sangue, anziché rettitudine, grida di oppressi! I capi, quelli che più conoscono la parola e le gesta d'amore di Dio, sono coloro che producono dolore e sangue, acini acerbi! Una sposa madre amata, che ferisce i suoi figli!
A quei capi, Gesù si rivolge continuando lo stesso doloroso cantico del profeta: la vigna-popolo è affidata alle cure di vignaioli che Dio sceglie, chiama. A loro consegna coloro che ama. Con quale fiducia e stima! La vigna dovrebbe riconoscere in loro l'amore e la tenerezza stessi di Lui. Questa vigna produce frutti per l'amato, ma vengono rubati dagli stessi vignaioli. Quando il Figlio sposo arriva, diventa vittima della peggiore violenza e ingiustizia! Il suo sangue si mescola al vino della vigna amata.
"Quando verrà dunque il padrone della vigna, cosa farà a quei contadini?" domanda Gesù.
Alle parole di Natan, che identificava il re Davide come colui che aveva rubato e ucciso l'unica pecora amata dal povero, lo stesso re - garante del rispetto della giustizia e incapace di riconoscere l'ingiustiza delle sue scelte violente - emetteva il verdetto di condanna a morte per il colpevole. "Tu sei quell'uomo!" sentenziò il profeta. E Davide pianse il suo peccato. E ottenne perdono.
Com'è difficile per ogni persona riconoscere la propria ingiustizia! Soprattutto com'è difficile per i capi! E com'è facile emettere sentenze di giustizia! Soprattutto per i capi!
E i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo emisero la sentenza davanti alla domanda di Gesù, convinti di dimostrare a questo fastidioso "maestro" la loro "giustizia", più giusta di Dio!
"Quei malvagi li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini che gli consegneranno i frutti a suo tempo"
Gesù neppure considera la prima parte della sentenza, perché il Figlio muore miseramente per mano dei vignaioli, non i vignaioli. Dio non vuole la morte del peccatore, neppure quando si tratta dei capi di cui ha avuto fiducia, neppure quando condannano  alla croce suo Figlio!
La seconda parte della sentenza, invece, è giusta. Come Natan, però, Gesù è costretto a smascherare l'ipocrisia. "Voi siete quei contadini e a voi sarà tolta la vigna!". Ma c'è una sorpresa, inaspettata, impensabile! "La pietra scartata dai costruttori - i vignaioli ora sono ingegneri - è diventata la pietra d'angolo: questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi!".
Dio non uccide, neppure coloro che tradiscono la sua fiducia e attentano al bene del suo popolo. Dio, invece, risuscita il Figlio crocifisso e sepolto: è la lui la vera vite di cui si fa scempio! e con lui è violentata tutta la vigna. E' lui il grappolo violentemente spremuto dai vignaioli! E quel vino-sangue, da prova del delitto, diventa bevanda di salvezza per tutti, per quelli stessi che l'hanno spremuto, se vogliono accoglierlo, riconoscendo la colpa! Perché per la remissione dei peccati è versato quel sangue!
La meraviglia di un amore forse incompreso e deluso fino alla fine dei secoli, ma mai vinto. Una ineffabile speranza è consegnata a noi popolo di Dio e a ciascun credente, chiamato a portare frutto. E a coloro ai quali la vigna è affidata.
Ma la speranza chiama sempre a camminare, provoca sempre una verifica e una conversione. La pietra diventata testata d'angolo non è fatta dalle convinzioni assolute dei capi a cui la speranza sembra a volte compagna di cammino troppo fragile e povera. La pietra angolare, la roccia di salvezza è solo il Crocifisso Risorto che non teme di farsi compagno di cammino dei deboli e dei fragili e dei poveri e dei peccatori, mentre può diventare pericolosa pietra d'inciampo per chi confida in se stesso e forse in un ruolo sicuro...
Oggi, noi chiesa, ci inginocchiamo adoranti davanti al Risorto, mentre oggi ascoltiamo la sua Parola viva. E una domanda mormora nel cuore: a chi parli, oggi, Signore? A Israele!? Alla Chiesa?

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