domenica 25 agosto 2013

La porta di Bethlehem


Bethlehem, Ingresso della Basilica della Natività


Il Vangelo di questa XXI Domenica del Tempo Ordinario mi fa pensare alla porta di ingresso della Basilica della Natività a Bethlehem.
Chiedono a Gesù quanti sono quelli che si salvano. Ma Lui non è interessato a questo, piuttosto si preoccupa di educare i suoi discepoli ad entrare nella porta che conduce alla Vita. Una porta che è aperta a tutti; una porta disposta a ricevere uomini e donne provenienti da ogni angolo della terra, dai quattro punti cardinali. Una porta chiusa solo per coloro che non sapranno conformarsi ad essa.

Quando si arriva a Bethlehem, nella piazza della Basilica della Natività, è sconcertante la misura della porta: è alta un metro e mezzo, larga forse un metro. Anticamente era alta più di cinque metri e c'erano altri due ingressi, che poi furono murati. Pare che tutto questo sia avvenuto per difendere il luogo sacro e per impedire che si entrasse con i cavalli nella Basilica. A ma pare che quella piccola porta dica molto di più.
Bisogna chinarsi per entrare, bisogna adattarsi alla sua misura. Là dove Dio si è fatto Bambino, prendendo la carne umana, ogni carne umana deve rendersi piccola come un bambino. Quel Bambino è la Porta del cielo. Gesù adulto dice: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo". Per entrare nella Vita, per essere in comunione vera con Dio, occorre entrare in Gesù, dimorare in Lui e lasciare che Egli dimori in noi, occorre conformarsi a Lui: avere il suo pensiero e i suoi sentimenti, secondo S. Paolo.
La porta di Bethlehem costringe chi vuole entrare a diventare piccolo, come piccolo è l'Emmanuele, il Dio con noi, Gesù, che è entrato nel mondo attraverso la piccola porta del seno di Maria. Per essere in comunione con un Dio che si fa piccolo, occorre diventare piccoli: "Se non diventate come bambini, non entrerete nel Regno".



Gerusalemme, Ingresso del Santo Sepolcro nella Basilica della Risurrezione

 
Anche l'ingresso al Santo Sepolcro è stretto e basso, anche per entrare lì occorre farsi piccoli. A me sembra che anche questo sia un segno, richiami quella porta di cui Gesù parla, quella dove entreranno più facilmente gli ultimi, quelli che il mondo considera piccoli, soprattutto quelli che considerano se stessi piccoli, come il Figlio di Dio fatto Figlio di Maria, la piccola donna di Nazareth, colei che dice di sé: "Dio ha guardato la piccolezza della sua serva".

La porta stretta a cui occorre conformarsi è il Mistero Pasquale: la morte di croce e la risurrezione, l'unica potenza che può salvare tutti, così piccola e debole che di fatto salva solo coloro che decidono di lasciarsi salvare. I grandi che credono di salvarsi per i loro meriti, per la loro forza, per la loro giustizia, non riusciranno a entrare.
La porta stretta è il Mistero Pasquale che la chiesa celebra nell'Eucaristia: diventare una sola carne con il Corpo spezzato e il Sangue versato del Salvatore significa prendere la sua forma.
E dunque, ancora in questa domenica, la Parola ci incoraggia alla lotta: non è possibile, dentro la cultura della forza, del potere e della prepotenza, della superiorità e della grandezza ostentata in tutti i modi, anche i più meschini e sciocchi, non è possibile conformarsi alla piccolezza e alla debolezza di Dio Amore, senza una terribile e costante lotta. Una lotta nella quale, però, non siamo soli, perché il Salvatore ha lottato per noi e con noi continua a lottare, offrendo il suo Pane  e il suo Vino.

La misericordia è la porta stretta in cui occorre entrare: la misericordia di Dio è una porta aperta ai quattro angoli della terra, ma per noi, conformarci ad essa - diventare cioè misericordiosi - è la porta stretta, come lo è stato per Gesù: è il Mistero Pasquale.



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