domenica 16 dicembre 2012

Semplicemente la giustizia

Jacopo Palma il Giovane, Giustizia e Pace si abbracciano


III Domenica di Avvento  C

Sof 3,14-17
salmo responsoriale  Is 12,2-6
Fil 4,4-7
Lc 3,10-18


Nell'avvicinarsi del Natale, la liturgia ci invita alla gioia.
"Rallegrati, figlia di Sion, perché il Signore è in mezzo  a te. Non temere, perché il Signore in mezzo  a te è un Salvatore potente!".
E' lo stesso gioioso annuncio - evangelo - che l'angelo reca alla vergine di Nazaret, Maria, fidanzata di Giuseppe, all'inizio del vangelo di Luca, che è tutto pervaso di questa gioia messianica. La presenza di Dio che salva - Gesù - in mezzo al suo popolo, è fonte di gioia. Ma Dio stesso gioisce di essere in mezzo al suo popolo. Che bello! Dio  grida di gioia per il popolo che Egli stesso salva, rinnovandolo con il suo amore.
E anche l'apostolo Paolo ci invita ad essere sempre lieti, per lo stesso motivo: la vicinanza del Signore. Questa letizia è la pace stessa che viene da Dio.
Dio in mezzo al suo popolo, Dio che redime, rinnova e salva è la gioia e la pace del suo popolo, se il popolo accoglie questa presenza salvifica, accettando di essere rinnovato, trasformato, convertito.
E' una salvezza del tutto gratuita: pensata, voluta, realizzata, donata dal Signore, in pieno rispetto della  dignità di ogni persona, che è chiamata ad accogliere liberamente questa salvezza.
Per questo, di fronte al dono della salvezza che è gioia e pace, ha senso ed è necessaria la domanda che le folle rivolgono a Giovanni il Battezzatore: "Che cosa dobbiamo fare?".

Certo, di fronte al libero agire salvifico di Dio, è necessaria la libera risposta umana. Il "fare" di Dio non è invadente, non impedisce il "fare" umano, non lo sminuisce, anzi lo suscita e lo esige.
E allora la salvezza del popolo provoca le grida di gioia di Dio.

"Che cosa dobbiamo fare?"
Semplicemente la giustizia.

L'eremita del deserto, il penitente che vive di miele selvatico e locuste e veste di peli di cammello, non pone davanti alle folle, in cerca della salvezza divina, impegni ascetici esigenti, pratiche spirituali lontane dalle esperienze quotidiane. Non impone complicati rituali e onerosi sacrifici.
"Che cosa dobbiamo fare?"
Semplicemente la giustizia.

Così Giovanni evangelizza il popolo: annuncia il vangelo della giustizia, che è il vangelo della verità. Non c'è giustizia senza verità. La verità è l'unica giustizia.
E se è vero che Dio è amore, che la verità di Dio è amore, l'amore di Dio è anzitutto giustizia.
Non c'è amore dove non c'è giustizia.
Una giustizia che è fare esattamente il proprio dovere, quello che la coscienza conosce e che le leggi umane e divine stabiliscono. Vivere del proprio lavoro senza esigere nulla di più del dovuto. Anzi, cercare - prima del proprio tornaconto - il bene comune.
"Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto": credo stia ad indicare la ricerca di quella giustizia a cui diamo il nome di bene comune. Pare che abbia qualche attinenza con la "comunione" che è il modo di Dio di essere amore.

Il bene comune è giustizia, quella giustizia che si realizza nel compimento serio, esigente e onesto del proprio dovere; nel mettere a servizio di tutti parte del proprio guadagno (le tasse!).
Il bene comune che è frutto della fatica di tutti.
Il bene comune che è la ricerca della verità e della giustizia per tutti. E dunque della pace per tutti.
Non può esserci pace dove non c'è giustizia, cioè dove non c'è verità.

Radice di ogni male e di ogni peccato è la mancanza di verità, la doppiezza, la falsità, l'ipocrisia.
Il male supremo sta nel cercare un "fine buono" alla menzogna e nel canonizzare l'ipocrisia con il nome di "santa carità".
Un male dolorosamente diffuso tra la gente "religiosa", "di chiesa".

Il buon annuncio - evangelo - di Giovanni il Battezzatore, che ha testimoniato la verità con il sangue, è che "viene colui che è più forte di me. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco".

Allora la verità e la giustizia si baceranno. Nel Bambino che nasce dal seno "vergine" di Maria di Nazaret.


Nota in margine:
Giovanni, sacerdote di nascita, predicava la verità nel deserto, lontano dai recinti sacri del Tempio di Gerusalemme. Forse perché anche Dio, per annunciare la verità della sua venuta nell'umanità, ha scelto la semplice casa di una donna in una terra di confine, lontana dalla santa Gerusalemme, e nel corpo di lei ha abitato.



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