lunedì 12 marzo 2012

Per le Quarantore nella parrocchia del Buon Consiglio


Giuseppe Sanmartino, Cristo velato,1753, Cappella Sansevero, Napoli

Gn 37,3-4.12-13a.17b-28
Sal 104
Mt 21,33-43.45-46


Due brani che ci presentano due drammi dell’ingiustizia umana: l’odio e la violenza tra fratelli, l’odio e la violenza nelle relazioni sociali.
Il Figlio di Dio, pietra fondante del regno di Dio che è la nostra salvezza, è stato rifiutato e schiacciato della nostra violenza, dal nostro peccato. Ma l’amore trasforma il più grande rifiuto dell’umanità nei confronti di Dio nel più grande dono che Dio fa di sé all’umanità. Nell’Eucaristia noi celebriamo questo mistero di amore e di salvezza, partecipiamo e viviamo di questo amore.
Il Figlio di Dio sacrifica se stesso, prendendo su di sé il nostro male per darci la sua vita divina, la gioia, la pace, l’amore, la vita eterna. Tutto questo è il Regno di Dio. Nella partecipazione all'Eucaristia ci è dato di viverne l'esperienza più profonda e straordinaria. Quanti ne partecipano, in verità e in retta coscienza, trovano in essa la forza che rende veri e coraggiosi servitori del Regno di Dio nella società, che significa servire il vero bene di tutti, non gli interessi propri o della propria cerchia o del proprio partito o del proprio gruppo di potere.

Guardiamo la testimonianza di Alberto Marvelli, ingegnere, beatificato da Giovanni Paolo II. Era nato a Ferrara nel 1918, ma presto con la famiglia si era trasferito a Rimini. Durante il liceo era entrato nell’ACI e ne ricoprì incarichi di responsabilità: giovanissimo educatore di altri giovani, alla fede e all’impegno sociale. Appassionato di sport, militare e, dopo la laurea, assunto alla FIAT. Dopo il dramma del 1943 e durante la guerra civile che ne seguì, instancabile nell’assistere gli sfollati e i partigiani. Terminata la guerra, nel 1945, fu nominato assessore all’ufficio tecnico di Rimini. Lavorò alla riparazione delle case distrutte, impegnato nella commissione per l’edilizia e le case popolari, nella commissione per il nuovo piano regolatore. Istituì la mensa dei poveri dove serviva egli stesso, così come serviva la messa. Mentre viaggiava in bicicletta venne investito da un camion militare e morì in braccio a sua madre all’età di ventotto anni.

Profondamente cristiano e innamorato dell’Eucaristia, così scrisse nei sui appunti:
"Ci è necessaria questa mensa, oh, quanto ci è necessaria! Per tenerci desti, impegnati, vigili contro il male e nulla lo fa così bene come l'Eucaristia, perché essa è amore e l'amore non è mai riposo...
La Comunione non è azione facile, gesto abitudinario, un modo di socchiudere gli occhi o di mettere la testa fra le mani"

Non si partecipa dunque all’Eucaristia solo per se stessi, per ottenere la benedizione di Dio o per guadagnarsi il paradiso e la santità.
Partecipando all’Eucaristia dobbiamo consegnarci totalmente all’amore di Dio, perché realmente ci trasformi in Gesù. Nel Mistero Eucaristico il cristiano deve trovare la luce e la forza per compiere in pieno il proprio dovere, per servire e difendere i diritti di tutti e di ciascuno, il rispetto delle leggi, la salvaguardia dell’ambiente, una vita più sana e più vivibile per tutti.
Molti sono i mali che affliggono la nostra società a cominciare dalle relazioni affettive e  dalla famiglia: pensiamo al modo irresponsabile di vivere la sessualità, da parte di giovani e di adulti, nel matrimonio e fuori dal matrimonio, pensiamo alla violenza in famiglia e ai tradimenti dell'amore, alla tragedia dell'aborto che è la violenza più atroce.


E non ci sfuggono i mali della nostra città. Pensiamo alla mancanza di un piano regolatore, agli abusi edilizi e  al conseguente dramma odierno degli abbattimenti; pensiamo al lavoro nero, all’evasione fiscale, al non rispetto delle regole della strada. Pensiamo alla mancanza di rispetto dell’ambiente, che è la casa di noi tutti: spazzatura gettata in strada o bruciata, e tutti i comportamenti che aggravano l’inquinamento. Pensiamo al bisogno pagano di mostrare un tenore di vita troppo alto rispetto alle reali possibilità, all’illusione diabolica che la fortuna nel gioco risolva i problemi economici, mentre crea solo dipendenza, indebitamenti e il ricorso all’usura. Pensiamo alla prassi ingiusta e umiliante della raccomandazione anche per ottenere ciò che ci spetta di diritto.

Chiediamoci: anche se nella nostra città ci sono dei veri cristiani, che ringrazio Dio di avermi fatto incontrare, possiamo dire che la nostra è una società cristiana?
Queste quarantore non possono essere, né restare una tradizione religiosa. Dobbiamo lasciare che questo tempo sia davvero di grazia, che ci trasformi.


Se la nostra partecipazione all’Eucaristia non ci rende veri cittadini, onesti in tutto e sempre, responsabili servitori del bene di tutti, della giustizia, della pace, della verità, della legalità, l’Eucaristia non sarà la nostra salvezza, ma la nostra condanna, davanti a Dio e davanti agli uomini.

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