giovedì 1 marzo 2012

La tentazione del censimento

Il re Davide aveva ricevuto da Dio un popolo da pascere. Mentre cresceva la sua forza e il suo potere, gli venne il desiderio di fare il censimento. Ma poi si sentì "battere il cuore". Comprese che quella sua decisione era un atto di idolatria. Una drammatica pestilenza lo costrinse a ricordare che quel popolo gli era stato affidato dall'unico Pastore, non poteva impossessarsene. Quel popolo numeroso era gloria di Dio e non sua gloria.

Anche la Chiesa soffre spesso la tentazione del censimento. Soprattutto nelle sue figure istituzionali.

Per grazia di Dio, sono donna e laica, missionaria.
Mi è concessa una libertà: annunciare il Vangelo con l'unico scopo di offrire alle persone la possibilità di incontrare Gesù, di trovare in lui il senso, la forza, la gioia della vita. I miei limiti, peccati, difetti, sicuramente non facilitano l'incontro, anzi...
Ogni giorno è una lotta.... poi mi dico: il Signore sa usare anche gli strumenti più poveri.

E lo ringrazio, perché non sono in condizione di dover fare il censimento.
Non ho superiori a cui dover rendere conto di quante persone frequentano la messa e di quanti gruppi organizzo e di quante persone li compongono...
Posso liberamente preoccuparmi di seminare e lasciare che sia un Altro a far germogliare e crescere e raccogliere... E di tanto in tanto Lui mi sorprende facendomi inaspettatamente scoprire germogli nascosti che non immagino neppure di aver seminato.

Per il resto, il Signore della vita, il Bel Pastore, ogni volta che mi concede un Isacco, mi guida a ricordarmi, come fece con Abramo, che quel figlio appartiene a Lui e non a me.

Egli non ha risparmiato suo Figlio per renderci liberi da ogni schiavitù, anche da quella del censimento.

 

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