lunedì 14 novembre 2011

Che io veda di nuovo!

El Greco, Guarigione del cieco

Luca 18, 35-43

Il più delle volte vedo buio e vedere buio significa non vedere. I miei occhi vedono solo in penombra, non riescono a ricevere troppa luce, se è troppa vedono ancora di più solo buio. E allora mi faccio idee strane: che il sole è scomparso, che il mondo è avvolto nelle tenebre; io per prima sono solo tenebra... naturalmente al buio non ci si può muovere, si va a sbattere, si cade, si precipita. La cosa più sicura è fermarsi. Sul ciglio della strada, dove gli altri, che forse ci vedono, posso vedermi e compatirmi e dire: poverina. E magari stendere la mano per far cadere nella mia uno spicciolo. Poiché al buio non vedo neanche me stessa e neanche un eventuale talento che dovrei aver ricevuto, mi trascino da un angolo all'altro della strada aspettando di ricevere almeno uno spicciolo di attenzione, di compassione - addirittura della compassione mi accontento! - del contatto di una mano che sfiora inavvertitamente e frettolosamente la mia... Ma il buio è una tomba! E nel buio della tomba, anche Dio è morto, incomprensibile e inaccessibile. Forse neanche penso di rivolgermi a lui... In fondo non è nemmeno così scomoda la cecità. Può essere più difficile persino doloroso vedere, perché io e gli altri siamo neri, buio... E se Dio è luce - dicono - è troppa e mi acceca ancor a di più.
E invece, quando qualcuno mi dice: "Passa Gesù" - ma io non lo vedo, forse si sbagliano, forse non è vero, forse lui non ha intenzione di ineterssarsi a me, e poi gli altri mi ostacolano... non mi aiutano, mi dicono di tacere... forse è meglio tacere... potrei perdere anche quello spicciolo... - quando qualcuno mi dice: "Passa Gesù", potrei decidere di gridare: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". E gridare ancora: Abbi pietà di me!
E già si è rotto qualcosa, una catena, perché aspetto che sia lui a decidere in che modo avere pietà di me. "Abbi pietà di me!". Il mio buio già si dirada, perché non lo accuso di avermi lasciato al buio, non lo interrogo sul perché della mia cecità, non gli chiedo conto di un talento che non vedo... soltano: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
E allora comincia ad accadere quello che non avrei creduto: qualcuno mi dice che lui si è fermato, che mi guarda e aspetta che gli vada vicino, ma io non lo vedo; qualcuno mi dà la mano per accompagnarmi: ma dove, sarà poi vero? Forse la fede è camminare anche quando è notte fidandomi di chi mi dà la mano.
E la sua voce ferisce prima il mio cuore che le mie orecchie: "Che cosa vuoi che io faccia per te?".
E' come se mi chiedesse: davvero vuoi guarire? Ma che domanda è? Non lo capisce di che ho bisogno?
No, lui ci vede: lui sa di che ho bisogno. Forse sono io che non lo so bene...
"Signore, che io veda di nuovo!"
Non vedere come prima, non vedere con i miei occhi che non contengono la vera luce.
DAMMI OCCHI NUOVI, SIGNORE! DAMMI DI VEDERE CON QUEGLI OCCHI NUOVI CHE SONO I TUOI, SIGNORE!
E tu davvero mi dai una vista nuova, anzi mi riveli che me l'avevi già data prima di guarire i poveri occhi di carne, quando il mio cuore ha cominciato a vedere prima degli occhi. Quando ho potuto gridare - era la fede che gridava e io non lo sapevo - "Figlio di Davide, Signore, abbi pietà di me!"
DAMMI SEMPRE I TUOI OCCHI, GESU', PER VEDERE TE, E CON TE  VEDERE ME, PER VEDERE LA STRADA SU CUI SEGUIRTI, PER VEDERE CHE IL MONDO TI LODA ANCHE A CAUSA MIA.

Nessun commento:

Posta un commento