giovedì 6 agosto 2015

Vertigine


GIOVANNI BELLINI, Trasfigurazione, Museo di Capodimonte, Napoli

Festa della Trasfigurazione del Signore
Mc 9,2-10

Non so perché l'artista abbia raffigurato i discepoli sul ciglio di un burrone. Forse per dare l'idea del monte alto, di cui parla il Vangelo di Marco. L'immagine fa una certa impressione; sembra quasi che se i tre facessero un piccolo movimento, cadrebbero nel precipizio.
E se il dipinto volesse indicare il senso di vertigine che i discepoli hanno provato nel trovarsi a vivere un'esperienza così straordinaria? Non dice Marco che erano spaventati?

Come siamo banali e senza fede quando diciamo: Se Dio si potesse vedere...  se si mostrasse...
Dio non è uno spettacolo per curiosi. 

Occorre salire il monte alto, fare la fatica quotidiana della vita, lottare e sudare, farsi consapevoli del proprio limite e della propria debolezza, camminando dietro all'uomo Gesù.
Uomo che condivide la nostra fatica e la nostra debolezza, ma che ci invita a vivere con Lui l'esperienza dell'incontro con quel Dio che egli chiama confidenzialmente "abbà-babbo". L'uomo Gesù, che condivide con noi la fatica della vita, desidera riposare sul cuore di suo Padre e invita i discepoli stanchi e spesso confusi e scoraggiati, a riposare con Lui nell'abbraccio di Dio. Ma non un Dio da baraccone, da vedere solo con gli occhi. 

Nell'abbraccio di preghiera con il Padre, Gesù si trasfigura, si manifesta Figlio, luminoso della luce di Dio. Gli occhi non bastano a vedere, né le parole umane a descrivere: l'evangelista usa un paragone - per descrivere l'aspetto di Gesù - che certamente ha usato il povero Pietro, dato che Marco è stato suo discepolo e segretario; dice che le vesti di Gesù erano bianchissime, come nessun lavandaio avrebbe potuto renderle. Bianchissime come la luce.

E i discepoli contemplano coloro che vivono eternamente della vita stessa di Dio: Elia e Mosè, anche loro uomini esperti di montagna. Prima di Pietro, di Giacomo e di Giovanni, e di tutti noi, questi straordinari amici e servi fedeli di Dio hanno dovuto salire il duro monte della vita, e della missione loro affidata, nella fatica della fede, una fede spesso tentata, nuda, ferita, silenziosa e eloquente, perseguitata. Uomini che hanno sperimentato la vertigine dell'incontro con Dio, nel silenzio e nell'ascolto, per servire l'umanità. 

E forse è per vincere la vertigine che Pietro parla senza sapere neppure cosa dice, ma dice che "è bello". L'esperienza estrema della fede è vertigine, ma "è bello". Sono spaventati, ma "è bello". Il cuore scoppia, ma "è bello".

E poi la nube, la tenerezza dell'abbraccio di Dio avvolge anche loro, poveri uomini chiamati alle altezze, aggrappati alle zolle della terra. Il Padre si china su di loro e li avvolge, come lo Spirito aveva avvolto la Vergine in ascolto della Parola ineffabile e inaudita. E l'orecchio debole del loro cuore può udire la Voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!"
E poi Gesù solo, con loro, stessi poveri uomini di prima, aggrappati alle zolle della terra, che tornano dagli altri, inviati a compiere una missione indicibile e impossibile, finché il Maestro non sarà risuscitato dai morti. 
E torna la vertigine: loro non sono precipitati nell'abisso, ma Lui, il Maestro, è pronto a tuffarsi nell'abisso della morte, per risalirne vincitore. L'incontro con Dio, il Padre, è sempre uno scontro-incontro estremo, tra ombra e Luce, tra silenzio e Parola, tra terra e Cielo, tra morte e Vita. 
E i discepoli sono chiamati a vivere con il Figlio l'esodo, quotidiano, da Dio verso il mondo e dal mondo verso Dio. Dopo la sua risurrezione dai morti, sull'orlo dell'abisso, nella vertigine della fede, in una missione di indicibile amore per Dio e per l'umanità che Egli ama.

Ma tutta questa missione impossibile sarà possibile nell'ascolto: l'unico comando del Padre. L'unico appiglio nella vertigine. 
Nel silenzio, l'ascolto del Figlio che è Parola del Padre; e nell'ombra si scorge un rapido riflesso di luce; nella debolezza il piede si ferma sulla roccia mentre ogni giorno si apre il cammino. Verso la nostra trasfigurazione in Lui.



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