Solennità del Corpo e
del Sangue del Signore
Dt 8,2-3.14b-16a
Sl 147
1Cor 10,16-17
Gv 6, 51-58
Se l’Eucaristia riuscisse ancora a scandalizzarci, come
scandalizzò i contemporanei di Gesù che lo ascoltavano a Cafarnao, chissà,
forse avremmo una possibilità di convertirci alla Vita Cristiana, che è comunione con Dio attraverso la comunione con
la carne e il sangue di Cristo,
uomo-Dio. Comunione, cioè unione sponsale: diventare una sola carne con
Dio. E da lì arrivare ad una unione di desideri, di sentimenti, di volontà, di
scelte, di impegno, di donazione. E generare vita. Perché quando un uomo e una
donna diventano una carne sola generano vita. E gioia. E l’amore si diffonde.
Diversamente dai giudei, noi siamo riusciti a non
scandalizzarci e a rendere innocua la Parola suprema: “Se non masticate la mia
carne e non bevete il mio sangue non avrete in voi la vita”. È stato facile: ne
abbiamo fatto un rito. E il più delle volte possiamo farne a meno. Cosa sarà peggio: l’indifferenza o lo
scandalo?
Non possiamo dare a Dio l’anima e tenerci il corpo. Perché Dio,
per amarci, per darci il suo Spirito, ha scelto un corpo, una carne umana: la carne
e il sangue di Gesù.
Possiamo dare a Dio l’anima solo attraverso una unione di
corpo e sangue con Lui. Allora non ‘è pensiero, non c’è conoscenza di Dio e
dell’umanità, non c’è valore, non c’è scelta, non c’è dolore o gioia, non c’è
comportamento, non c’è parola che possano restare estranei a questa comunione
di carne e sangue, di vita reale.
La nostra fede cristiana, in effetti, è sempre in bilico tra
due rischi.
Il rischio che diventi idolatria: adoro l’eucaristia
unicamente come “reliquia” di Gesù, come una benedizione per me, come uno
strumento per il mio bene e la mia santità, per la salvezza della mia anima.
E il rischio che la nostra “cristianità” diventi molto
spesso un’illusione, un inganno. Abbiamo deciso che la fede riguarda l’anima:
diamo a Dio i riti, diciamo le parole delle innumerevoli preghiere. Ma abbiamo
deciso che il corpo è cosa di questa terra, è cosa materiale, con la quale Dio
non c’entra e ce ne siamo appropriati, come cosa solo nostra e ne facciamo
scempio, commercio, involucro luccicante e vuoto, strumento di inganno, di
ingiustizia, di egoismo, di violenza… di morte.
E tutte le nostre messe e comunioni sembrano diventare
inutili in una società che sembra senza speranza, perché senza amore. E di
conseguenza diminuiscono ogni giorno, a vista d’occhio, quelli che partecipano
all’Eucaristia. È la comunità, la chiesa che celebra l’eucaristia; ma noi non
siamo chiesa, siamo individui che vanno a cercare Dio e per questo ognuno ci va
quando vuole, quando si sente, quando da solo non ce la fa più…. ma quale idolo
stiamo cercando? E quale risposta può darci?
Oggi, festa del Corpo e Sangue di Dio! Faremo le processioni
con l’Eucaristia.
Potessimo davvero ADORARE! Cioè portarci la mano alla bocca
per lo stupore, nel contemplare un amore che è dono totale, che è Corpo
sacrificato e Sangue versato per non tradire la verità che è l’amore.
ADORARE! Cioè riconoscere con gli occhi e con il cuore che
Dio non ha pensato anzitutto a se stesso, alla sua gloria, al suo potere, alla
sua dignità, alla sua comodità, alla sua salvezza, ma si è letteralmente fatto
a pezzi per la nostra dignità, la nostra gloria, la nostra salvezza. La mia e
la nostra. Non potrà esserci mia salvezza se non sarà nostra: l’Eucaristia è la
legge del NOI.
Potessimo davvero ADORARE! Cioè lasciarci trafiggere il
cuore e convertire dal mistero d’amore, di solidarietà, di dono che è il Corpo
sacrificato e il Sangue versato di Cristo Dio! Questo mistero è in quel Pane
che adoriamo, che postiamo in processione per professare e confessare la nostra
fede, che deve manifestarsi nella nostra carne.
Non potrà salvarsi la nostra anima se non insieme alla
nostra carne. Non potrà salvarsi la “mia” carne se non insieme alla carne degli
uomini e delle donne del nostro mondo.
Nessun commento:
Posta un commento