domenica 22 giugno 2014

Questione di carne e sangue


Solennità del Corpo e del Sangue del Signore
Dt 8,2-3.14b-16a
Sl 147
1Cor 10,16-17
Gv 6, 51-58


Se l’Eucaristia riuscisse ancora a scandalizzarci, come scandalizzò i contemporanei di Gesù che lo ascoltavano a Cafarnao, chissà, forse avremmo una possibilità di convertirci alla Vita Cristiana, che è  comunione con Dio attraverso la comunione con la carne  e il sangue di Cristo, uomo-Dio. Comunione, cioè unione sponsale: diventare una sola carne con Dio. E da lì arrivare ad una unione di desideri, di sentimenti, di volontà, di scelte, di impegno, di donazione. E generare vita. Perché quando un uomo e una donna diventano una carne sola generano vita. E gioia. E l’amore si diffonde.

Diversamente dai giudei, noi siamo riusciti a non scandalizzarci e a rendere innocua la Parola suprema: “Se non masticate la mia carne e non bevete il mio sangue non avrete in voi la vita”. È stato facile: ne abbiamo fatto un rito. E il più delle volte possiamo farne  a meno. Cosa sarà peggio: l’indifferenza o lo scandalo?

Non possiamo dare a Dio l’anima e tenerci il corpo. Perché Dio, per amarci, per darci il suo Spirito, ha scelto un corpo, una carne umana: la carne e il sangue di Gesù.
Possiamo dare a Dio l’anima solo attraverso una unione di corpo e sangue con Lui. Allora non ‘è pensiero, non c’è conoscenza di Dio e dell’umanità, non c’è valore, non c’è scelta, non c’è dolore o gioia, non c’è comportamento, non c’è parola che possano restare estranei a questa comunione di carne e sangue, di vita reale.

La nostra fede cristiana, in effetti, è sempre in bilico tra due rischi.
Il rischio che diventi idolatria: adoro l’eucaristia unicamente come “reliquia” di Gesù, come una benedizione per me, come uno strumento per il mio bene e la mia santità, per la salvezza della mia anima.
E il rischio che la nostra “cristianità” diventi molto spesso un’illusione, un inganno. Abbiamo deciso che la fede riguarda l’anima: diamo a Dio i riti, diciamo le parole delle innumerevoli preghiere. Ma abbiamo deciso che il corpo è cosa di questa terra, è cosa materiale, con la quale Dio non c’entra e ce ne siamo appropriati, come cosa solo nostra e ne facciamo scempio, commercio, involucro luccicante e vuoto, strumento di inganno, di ingiustizia, di egoismo, di violenza… di morte.

E tutte le nostre messe e comunioni sembrano diventare inutili in una società che sembra senza speranza, perché senza amore. E di conseguenza diminuiscono ogni giorno, a vista d’occhio, quelli che partecipano all’Eucaristia. È la comunità, la chiesa che celebra l’eucaristia; ma noi non siamo chiesa, siamo individui che vanno a cercare Dio e per questo ognuno ci va quando vuole, quando si sente, quando da solo non ce la fa più…. ma quale idolo stiamo cercando? E quale risposta può darci?

Oggi, festa del Corpo e Sangue di Dio! Faremo le processioni con l’Eucaristia.
Potessimo davvero ADORARE! Cioè portarci la mano alla bocca per lo stupore, nel contemplare un amore che è dono totale, che è Corpo sacrificato e Sangue versato per non tradire la verità che è l’amore.
ADORARE! Cioè riconoscere con gli occhi e con il cuore che Dio non ha pensato anzitutto a se stesso, alla sua gloria, al suo potere, alla sua dignità, alla sua comodità, alla sua salvezza, ma si è letteralmente fatto a pezzi per la nostra dignità, la nostra gloria, la nostra salvezza. La mia e la nostra. Non potrà esserci mia salvezza se non sarà nostra: l’Eucaristia è la legge del NOI.
Potessimo davvero ADORARE! Cioè lasciarci trafiggere il cuore e convertire dal mistero d’amore, di solidarietà, di dono che è il Corpo sacrificato e il Sangue versato di Cristo Dio! Questo mistero è in quel Pane che adoriamo, che postiamo in processione per professare e confessare la nostra fede, che deve manifestarsi nella nostra carne.
Non potrà salvarsi la nostra anima se non insieme alla nostra carne. Non potrà salvarsi la “mia” carne se non insieme alla carne degli uomini e delle donne del nostro mondo.

"Oggi lo confessiamo con lo sguardo rivolto al Corpus Domini, al Sacramento dell'altare. E per questa fede, noi rinunciamo a satana e a tutte le sue seduzioni: rinunciamo agli idoli del denaro, della vanità, dell'orgoglio, del potere, della violenza. Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere, questa nostra professione di fede" (Papa Francesco, 21 giugno 2014, nella Piana di Sibari) 

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