venerdì 7 giugno 2013

Donna del Sacro Cuore


Tempo fa, ho ritrovato tra le carte di mio padre il testamento di nonno, scritto e firmato da lui e firmato con una croce da nonna. Nonno si esprime così (non è una citazione letterale, ma assolutamente fedele): Mia moglie e io vogliamo che la proprietà sia divisa in parti uguali tra maschi e femmine, perché siete tutti nostri figli.
All'epoca, la legge "difendeva" i diritti delle figlie obbligando il genitore a lasciare loro un minimo di proprietà (la cosiddetta legittima) impedendo che tutto finisse unicamente in mano i maschi.
Mi sono commossa nel constatare come mio nonno considerasse sua moglie e le sue figlie, allora, settanta, ottanta anni fa.
E ho capito che mio padre aveva imparato da lui a trattare la famiglia: moglie e due figlie.
Condivisione e corresponsabilità in una profonda comunione di amore. Credo si possa descrivere così la mia famiglia. Una comunione fondata sul rispetto reciproco della dignità e della libertà di ciascuno. Naturalmente tutto questo era "arato e fecondato" dal dialogo e da... lunghe discussioni. E noi figlie - donne - abbiamo scelto l'indirizzo di studio fin dalla scuola media, associazioni e gruppi e amicizie da frequentare tenendo conto dei valori positivi trasmessi dai genitori. Siamo sempre andate a gite, campi estivi, feste tra amici. Certo, essendo donne e giovani, non si può dimenticare che si corrono certi rischi - questa è la realtà, per quanto ingiusta! - allora eravamo d'accordo con babbo che, se la festa si fosse conclusa in ora troppo tarda, avremmo chiamato lui che sarebbe venuto a prenderci.
E' sempre stato scontato, per noi,  non solo dialogare, ma anche discutere con nostro padre, tanto che una volta una parente disse: "Ma non si discute con il padre!". Babbo rispose: "Come non si discute! E' importante discutere con le figlie, così loro sanno come la penso io ma anch'io so come la pensano loro, e poi troviamo un accordo". Infatti, riguardo alla mia scelta di appartenere alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, la discussione durò un anno e mezzo, fu molto dura, ma alla fine i miei compresero e apprezzarono e gioirono. E ancora ringrazio il Signore per quel tempo di discussione, perché non è servito solo a convincere i miei genitori, ma a rendere solida la mia risposta a una vocazione.
Insomma, in casa mia, non ho avuto mai modo di sospettare che essere donna significasse una "diversità limitante", che essere donna imponesse stare un passo indietro rispetto a certe possibilità e a certi ambienti.

A diciassette anni fui invitata dai sacerdoti della mia parrocchia a fare catechismo ai bambini. Accettai, con sorpresa e con qualche perplessità, ma anche con gioia. Mi ritrovai coinvolta in un'esperienza di crescita nel cammino di fede, di relazioni nuove, di appassionato servizio  ecclesiale. Due mesi dopo mi fu chiesto di commentare il Vangelo nella messa di una sera della novena dell'Immacolata; la chiesa era piena di gente. E pensare che il parroco e il viceparroco erano bravissimi a tenere le omelie! Due anni dopo la cosa si ripetette, mentre ad animare la novena c'erano le missionarie del Sacro Cuore, che avevano già animato anche la missione parrocchiale e la gente era stata conquistata dai loro commenti alla Parola, nei centri di ascolto nelle case e nelle omelie durante le messe in chiesa.
Quando, per le vie che solo la Provvidenza inventa, con mia sorella e un'amica ci lasciammo conquistare dal progetto Azione Cattolica dei Ragazzi e ci mettemmo a disposizione della diocesi, ricevemmo la stima e il sostegno del Vescovo Radicioni che ci affidò il "reimpianto" dell'ACR in diocesi, chiamando mia sorella diciannovenne a parlare ai sacerdoti - con grave disagio e disappunto di alcuni di loro.

RUPNIK, Crocifissione, Capiago, Casa Incontri Cristiani

E arrivai nella Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, e subito fui inserita nel gruppo che animava le missioni popolari: il 6 agosto 1982 arrivai, il 6 novembre successivo ero alla prima missione. Da allora ho partecipato a più di cento missioni oltre che ad altre numerose iniziative di evangelizzazione e spiritualità. Nel frattempo, oltre alla formazione per la consacrazione, mi è stato dato il dono incomparabile della formazione teologica: allo Studio Teologico Antoniano di Bologna e alla Pontificia Università Salesiana a Roma.

Oggi, festa del Sacro Cuore, ringrazio l'Amore di Dio incarnato in Gesù per avermi conquistata da quando ero piccolissima alla sua Parola e alla sua Chiesa, attraverso la fede vissuta dai miei nonni, dai miei genitori e zii, dai sacerdoti che hanno saputo indicarmi la Via, con la loro vita dedicata a Dio e al suo popolo. Ciò che veramente mi ha fatto crescere e anche permesso di comprendere la mia vocazione è stata soprattutto la stima e la fiducia che da loro ho ricevuto. Ringrazio l'Amore di Dio che mi ha dato di "vivere" la Pentecoste del Concilio Vaticano II, scoprendo che, nella Chiesa-Mistero di Comunione-Sposa di Cristo-Serva del Vangelo per il mondo, io donna battezzata e laica - con tutto il popolo di Dio - sono investita della profezia, del sacerdozio e della regalità di Cristo. La missione di evangelizzazione è dono e responsabilità che quotidianamente ricevo unicamente dalla Trinità, nell'acqua e nel sangue - vita della Chiesa - che sgorgano dal Cuore di Cristo.

Per tutti i pastori che hanno condiviso e condividono con la Compagnia Missionaria il loro compito di cercare le pecore, accoglierle, raggiungerle con il lieto annuncio del Vangelo; per tutti i pastori che mi hanno affidato l'accompagnamento e la formazione cristiana di ragazzi e giovani e fidanzati e sposi; per i vescovi che mi hanno fatta sentire sorella e figlia; per i sacerdoti con i quali ho potuto intessere con semplicità e libertà un dialogo spirituale fatto di confidenza, verità, consigli, discernimento e aiuto reciproco; per quelli con i quali ho condiviso e condivido la passione per il Regno: lode a te, Cuore di Cristo, fonte di scienza, sapienza e santità; benedicili e santificali.

Negli ultimi anni ho dovuto, con dolorosa sorpresa, accorgermi che il mio essere donna, consapevole della sua vocazione e missione nella chiesa e irrimediabilmente coinvolta nella passione evangelizzatrice, infastidisce, quasi spaventa o scandalizza alcuni sacerdoti. A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II, mi chiedo quale comprensione abbiano del loro ministero, della vocazione e missione dei laici, della missione della Chiesa. In questo tempo in cui ci è dato il segno semplicemente luminoso di Francesco, Vescovo di Roma, invoco dal Cuore di Cristo la misericordia e la forza liberante dello Spirito per certi pastori timorosi, che rischiano,  dolorosamente, di perdere alcune - o tante?- pecore.

Il Cuore di Cristo, squarciato dall'Amore, ci liberi tutti, per quell'ineffabile mistero dell'incarnazione che culmina inevitabilmente nello "scandalo" della Croce. Ci liberi dai bisogni mai sopiti di restaurare i recinti protetti del sacro e i ghetti periferici del profano, per difendere e solennizzare la dignità di pochi e ignorare quella di molti. Il Cuore di Cristo ci converta tutti in profeti dell'amore e servitori della riconciliazione, donne e uomini, fratelli e sorelle perché figli nell'Unigenito Figlio, Unico Salvatore, Vera Gioia.



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