mercoledì 4 luglio 2012

La "particella di Dio"



I telegiornali di ieri preannunciavano che oggi, al CERN di Ginevra (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) sarebbe stata data ufficialmente la notizia che la "particella di Dio" esiste veramente, il bosone di Higgs è stato catturato, grazie anche a scienziati italiani.
Tutti noi che non siamo fisici nucleari, che guardiamo con stupore il sole che sorge e tramonta, ci chiediamo: ma che è? Perché tanti anni di ricerca? 
Il bosone di Higgs, ci viene detto, - se ho ben capito - è la particella fondamentale della materia, che dà massa a tutti i corpi esistenti nell'universo. Era un'intuizione, ora è una certezza... forse.
E perché la chiamano - pare che gli scienziati non sopportino questo soprannome - "particella di Dio"? Paradossale. Il fisico statunitense Lederman, nel 1993, pubblicò un libro dal titolo "The Goddamn Particle" (la Particella Maledetta), che fu censurato dall'editore e ridotto a "The God Particle" (la Particella Dio).
Non capisco molto di tutto questo, anzi quasi niente e forse la gran parte delle persone capisce poco come me. Ma tutto questo stupisce, affascina, non solo perché ci permette di intuire qualche pallida luce del mistero dell'universo di cui siamo parte, ma soprattutto perché vediamo all'opera le meravigliose capacità umane di intuire, ipotizzare, scandaglare il mistero.

In fondo il mistero - cioè un progetto straordinario che continuamente si nasconde e si rivela -
è l'origine da cui veniamo e il destino che ci attende. Mistero di bellezza e di amore.

Stamattina, all'alba, passeggiavo sulla spiaggia di S. Benedetto,  contemplando - credevo di essere sola - l'incanto del sole che sorge. Ad un tratto scorgo, seduto su un pattino di salvataggio, un uomo di una certa età, immobile, con lo sguardo rapito dalla luce, il volto sereno. Le labbra si muovevano lentamente e un rosario scorreva lento fra le dita.
Non sarà questa la Particella di Dio?

E un altro volto è apparso nella mia mente e ho come percepito una presenza.
Ottantasette anni fa, a Torino, in questo giorno, moriva di poliomielite fulminante Piergiorgio Frassati: figlio di una pittrice e dell'ambasciatore del Regno d'Italia a Berlino, studente quasi alla laurea di ingegneria mineraria.
Un giovane borghese amante della montagna e dello sport, dell'amicizia e dell'allegria, della pace e dei poveri, testimone della fede e della carità.

Scriveva alla sorella:
finché la Fede mi darà forza sempre allegro! ogni cattolico  non può non essere allegro: la tristezza deve essere bandita dagli animi cattolici; il dolore non è la tristezza, che è una malattia peggiore di ogni altra. Questa malattia è quasi sempre prodotta dall'ateismo; ma lo scopo per cui noi siamo stati creati ci addita la via seminata sia pure di molte spine, ma non una triste via: essa è allegria anche attraverso i dolori.

E ad un amico:
Carissimo, la pace sia nel tuo animo, ecco l'augurio per l'anno Santo (1925 - anno della sua morte); ogni altro dono che si possegga in questa vita è vanità come vane sono tutte le cose del mondo.

Il Papa Giovanni Paolo II, che il 20 maggio 1990 lo proclamava beato, disse di lui:
a uno sguardo superficiale, lo stile di Pier Giorgio Frassati, un giovane moderno pieno di vita, non presenta granché di straordinario. Ma proprio questa è l’originalità della sua virtù, che invita a riflettere e che spinge all’imitazione. In lui la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l’adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte. Il gusto del bello e dell’arte, la passione per lo sport e per la montagna, l’attenzione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto.

La particella di Dio?



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