sabato 4 aprile 2015

Pasqua: mai più separati !


Sieger Köder, Il Cireneo aiuta Gesù



"Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene" (Mc 15,21)
Probabilmente non avremmo voluto essere nei panni di quel Simone... o chissà... forse sì...
E' difficile mettersi nei panni di una persona vissuta in tempi e circostanze così lontane e difficili e diverse da quelle che noi possiamo vivere. Però ci commuove , ci interpella, ci provoca questa scena. Soprattutto ci costringe a riflettere se la contempliamo raffigurata nel capolavoro di Köder. Quale dei due è Gesù e quale il Cireneo? Forse Gesù è quello con la veste rossa: si intravedono sulla fronte i segni delle spine. Ma quei due sembrano gemelli e sono strettamente abbracciati, guancia contro guancia, abbarbicati alla trave della croce, il volto segnato dalla stessa fatica.

E' il Cireneo che aiuta Gesù... o è Gesù che aiuta il Cireneo?

Quando la vita ci costringe a portare una trave pesante, la chiamiamo facilmente croce.
Ma è croce solo se Gesù la porta con noi, altrimenti è dolore nudo e crudo, inutile, disperante, sterile. E comunque ineliminabile. 

Ci diciamo tante volte, nelle nostre elucubrazioni spirituali, che quando quella trave ci cade addosso, dobbiamo aiutare Gesù a portare la croce. 
Simone non ha scelto di aiutare Gesù. Dice il Vangelo che è stato costretto. Anche noi siamo costretti, ma è l'inquinamento del peccato che ci costringe a portare il dolore, la tribolazione, la morte. E Dio fatto carne, Gesù di Nazaret, entrato per sempre nella carne umana, ha scelto - lui sì ha scelto - di condividere il nostro dolore, la nostra morte. Per questo è sotto il peso della croce. Per questo è innalzato sulla croce. 
La croce: l'eterno segno dell'amore di Dio per l'umanità, per ogni uomo e ogni donna.

Fin dall'inizio l'umanità è crocifissa. E Dio fatto uomo ha scelto di condividere la nostra condizione. 
E' lui venuto - senza costrizione, liberamente - ad aiutarci a portare la croce. E il suo volto diventa assolutamente somigliante a quello di tutti i crocifissi. 

Ma la sua morte scelta per amore  vince per sempre ogni morte umana: è vita! Perché l'amore è più forte di ogni morte. L'amore è vita!  E anche il nostro dolore, nel suo, trova senso e valore; può generare vita.



Marko Rupnik,  Discesa agli inferi


E poiché Lui si è fatto uno con noi crocifissi, noi diventiamo uno con Lui Risorto, Lui che ci trae fuori dagli inferi e dalla morte.

Niente e nessuno potrà mai più separarci da Lui, il Crocifisso Risorto, se non scegliamo noi di abbandonarlo, perché ci ha inseguiti fin nella morte e non smette di incontrarci e sostenerci su ogni via di dolore che sale ogni Golgota, di accompagnarci e illuminarci su ogni strada di disperazione che scende verso Emmaus, di mostrarci i segni indelebili dell'amore dentro ogni stanza sbarrata dalla paura.

E' il Risorto, ma è per sempre il Crocifisso: contempliamo le sue mani, i suoi piedi, il suo costato. 

Noi, inquieti e tormentati Tommaso, toccando tremanti le nostre stesse ferite e quelle dei nostri fratelli e sorelle, possiamo riconoscere le piaghe traboccanti luminoso eterno amore del Crocifisso che è "Mio Signore e mio Dio" (Gv 20,28). Unica speranza.


L'augurio di Buona Pasqua possa essere l'augurio di incontrare il Crocifisso Risorto dentro la nostra stessa tribolazione, dentro la nostra stessa croce, per entrare con Lui nella sua stessa vita che è Amore e Pace.







Nessun commento:

Posta un commento