domenica 6 aprile 2014

L'amore, la gioia, la vita, la libertà


GIOTTO, Risurrezione di Lazzaro, Cappella degli Scrovegni, Padova


V Domenica di Quaresima A
Ez 37,12-14
Sl 129
Rm 8,8-11
Gv 11,1-45

All'inizio del Vangelo di Giovanni, una donna - la madre di Gesù - si accorge e gli riferisce che, nella festa di nozze a cui stanno partecipando, è venuta a mancare la gioia (il vino) che invece dovrebbe straripare: che festa è senza gioia, che nozze sono senza gioia?
E a quella festa dell'amore, Gesù - Dio fatto uomo per amare con amore sponsale l'umanità - provvede a far ritornare abbondante la gioia: circa 600 litri di vino buono come anticipo e profezia di quel vino buono, inebriante di gioia vera, che sarà il suo sangue versato per la comunione totale d'amore con lui.
Quando si avvicina la conclusione drammatica della sua missione in terra, due donne comprendono che "colui che Gesù ama" è malato, ha perso la salute e rischia di perdere la vita. E glielo mandano a dire. Chiedono a lui guarigione e vita.
L'umanità che Gesù ama è malata di malattia mortale: da sempre. Ciascuno di noi, malati di peccato.
Davanti alla tomba dell'amico morto - l'amico che egli ama - Gesù scoppia a piangere: è un pianto doloroso, davanti alla nemica omicida, negazione dell'amore, che distrugge la vita creata da Dio, amata da Dio. E solo l'amore può sconfiggerla. Perciò Gesù chiama fuori dalla morte l'amico, per entrare lui stesso dentro quella tomba. Proprio perché risuscita Lazzaro, Gesù viene condannato a morte. Questo è l'amore. Di questo scambio è capace l'amore di Dio.
Ma Dio non salva da solo. Gesù ama Lazzaro, ma anche le sorelle Marta, Maria e insegna a loro ad amare, perché la salvezza - gioia, vita e libertà - viene dall'imparare ad amare come lui. Chiede a loro di togliere la pietra. Evidentemente - come mostra Giotto - le sorelle si fanno aiutare da altri: tutta la comunità, quando ascolta la parola di Gesù presente in mezzo ad essa, deve collaborare con lui a trarre un amico dalla morte, ad aprire la tomba.
E infine, obbedendo alla sua parola d'amore, deve liberarlo e lasciarlo andare. 
L'amore vero non afferra, non imprigiona, non lega l'amico, l'amato. E non attende riconoscimento, neppure ringraziamento. 
L'amore di Gesù (l'Amore!) dona gioia vita e libertà, che non stanno mai l'una senza l'altra. E insegna a coloro che credono in lui ad amare allo stesso modo: "Liberatelo e lasciatelo andare".
Alcuni credono, ma ciò che Gesù riceve in cambio della vita ridonata a Lazzaro è la morte.
E l'amore del Padre lo libererà e lo lascerà andare.

Nessun commento:

Posta un commento