mercoledì 5 marzo 2014

Smascherati

MANRICO MARINOZZI (1903-1973), Pane e acqua

Mercoledì delle Ceneri
Gl 2,12-18
Sl 50
2Cor 5,20-6,2
Mt 6,1-6.16-18

Guardo me stessa e intorno a me e sento pesare sempre di più il doloroso sospetto che il carnevale non finisca mai. Cambiano solo le maschere. Prima indossiamo quelle del divertimento, tragicomiche come il volto di un pagliaccio, poi quelle della religione. E ogni giorno, di momento in momento, quelle che ci sembrano più "opportune". Il carnevale dell'opportunismo è la dolorosa festa quotidiana. E spesso ci intestardiamo a chiamarlo "educazione", "rispetto". Addirittura "pratica religiosa".

Dalle maschere sfarzose, dalle grida e dalle musiche di ieri, passiamo tranquillamente e distrattamente alle ceneri di oggi: qualche volta si indossano le maschere allegre e qualche volta quelle tristi.

La cenere, invece, se ci lasciamo purificare e illuminare dalla Parola di Dio, dice solo la Verità. E con la Verità ci smaschera: nudi siamo venuti al mondo e nudi ne usciremo. Nudi siamo davanti a Dio, perché Dio è nudo e nudi siamo noi, suoi figli.
Siamo così assuefatti a vedere il Crocifisso, che non ci accorgiamo più che è nudo. Vergognosamente per Israele, come dice anche il profeta Isaia (53,3b): "come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato  e non ne avevamo nessuna stima". Gloriosamente per i cristiani, perché quel Crocifisso nudo è Dio che non si vergogna della nostra vergognosa nudità di poveri peccatori; anzi la fa sua per sempre sulla Croce, per rivestirci dell'unico abito veramente degno e glorioso: il suo amore fatto sangue. L'unico abito che ci restituisce la vera dignità e il vero vanto.  
Non c'è verità più strabiliante e innamorante di ciò che l'apostolo Paolo ci annuncia: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio".

Il Dio nudo, che mai si stanca di portare su di sé le ferite vere della nostra carne e dei nostri cuori, nascosti da abiti falsi, il Dio nudo ci ridona ogni anno questo giorno straordinario che ci introduce a un tempo prezioso: con la celebrazione delle ceneri iniziamo la quaresima, quaranta giorni per ricominciare a smascherarci, per riprendere il faticoso ed entusiasmante cammino della Verità. Per conoscere chi veramente sono. Chi è mio Padre. Dove vado. E il cammino che si apre è sempre nuovo. Ma se sono convinta di sapere già chi sono e di  non avere altro da scoprire, il cammino è già finito, sono paralitica, soffocata dalla prigione della maschera in cui confido. Se accetto di incamminarmi per il cammino della verità, arriverò ad immergermi nell'abbagliante luce pasquale: il Crocifisso vergognosamente nudo è gloriosamente vestito di luce. Liberato dall'atroce frutto di ogni maschera: la morte.

Nel Vangelo che la liturgia ci fa ascoltare oggi, Gesù pretende di smascherarci dalle maschere della religione. Le più difficili da togliere, perché sono quelle che - sovrapposte alle profane maschere del possesso, del successo, del piacere - ci anestetizzano la coscienza con l'accumulo di riti e di benedizioni, facendoci credere di essere creditori di Dio, ammirati dagli uomini.

Eppure c'è una speranza inaudita che oggi ci viene offerta: Dio ancora crede che accetteremo di lasciarci liberare dalle nostre dorate prigioni con la tenerezza della sua misericordia, con la luminosa forza della sua Parola, per gustare ogni giorno la gioia della libertà nell'Amore. 

Sarà raggiungibile la meta solo se cammineremo insieme, nella comunità dei figli. Solo se ci togliamo le maschere possiamo riconoscerci fratelli e sorelle.






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